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Le Vesti del Perdono

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Il progetto della ricostruzione dei costumi della miniatura di Donizone, dedicata al Perdono di Canossa

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Gesti, espressioni e posizioni a corte. Il linguaggio non parlato nell'iconografia e nella storia fino alla rievocazione storica

Gesti, posizioni dei personaggi che si presentano nell'iconografia e si ripresentano poi nella rievocazione storica non devono essere casuali, come spesso accade. Dama e cavaliere sempre chiusi in quel cliché privo di fondamenti e una bizzarra parità di sesso mai esistita, mano su mano. Inchini, sguardi, sorrisi, espressioni. Anche nella rievocazione storica il linguaggio non parlato è un aspetto trascurato e quasi inesistente, perché come si legge ormai da tempo, prendono piede sempre più prepotentemente le sagre multiepocali dal sapore leggermente medievale con banchetti che tutto hanno fuorché qualcosa di storicamente esistito. Basta leggere una traduzione di de Troyes del XII secolo per capire che Ginevra e Lancillotto facevano sul serio e che quegli scambi, scritti in versi (detestabili) erano una maschera a ben altro tipo di corteggiamento! Abbiamo preso, non a caso, una miniatura che ormai è vittima di abuso per dare un esempio. Matilde di Canossa nella scena del famoso e proverbiale perdono.

Il miniatore rozzo forse non eccelleva in disegno e arte, ma sapeva il fatto suo in merito al subliminale perchè è Matilde raffigurata in Trono e non l'Imperatore che era invece il suo signore nel vincolo feudale. Enrico nelle sue vesti imperiali non è vestito da penitente come vorrebbe la leggenda e forse una voce della cronaca; è piccolo e inchinato ma non verso il Papa, verso Ugo di Cluny, ma a lei:il rapporto di vassallaggio è presentato al contrario e seppure non sia possibile cogliere troppe espressioni facciali in volti disegnati tanto rozzamente, sicuramente si può leggere in quell'immagine che Enrico chiedeva silenziosamente aiuto a Matilde per tentare un'intermediazione al Papa, che gli ripristinassero il potere e il diritto a regnare (Gregorio VII aveva emanato una bolla con cui esonerava sudditi e vassalli a tale obbligo). Matilde era l'unica figura realmente potente che insieme alla Chiesa e per mezzo di essa poteva ripristinare il diritto di Enrico a regnare legittimamente, senza contare che i due sono vestiti a colori invertiti (a sottolineare il legame parentale e di vassallaggio tra i due: il mantello di lui e la tunica di lei). I gesti dei personaggi interlocutori sono di apertura ma anche di ammonimento, un "va bene, ma...". Ugo di Cluny come citato dalla stessa scrittura sotto "ROGAT ABBATEM" è rappresentato quasi come un pontefice senza i paramenti, ma col pastorale e investito di un'autorità superiore a quella della sua carica. Ugo fa gesti di ammonimento, difficile confonderli con un puntare il dito in segno di accusa. Matilde apre la mano destra a indicare apertura e disponibilità, seppure spesso a questo gesto si attribuisca anche il significato di "sottomissione"; e avrebbe senso se si considera che è lei la vassalla. Con la sinistra anche Matilde fa un gesto di ammonimento che non si capisce se rivolto a Enrico o Ugo e o stesso può dirsi del gesto dell'abate. Verso chi è rivolto dei due figli spirituali? A entrambi?


Sempre nello stesso codice, Vita Mathildis, in alcune miniature precedenti si nota nella genealogia canossiana una curiosa scena, quella della discendenza di Giulia (o Willa) e Tedaldo. Il vescovo omonimo del padre fa un gesto benedicente i due fratelli, Bonifacio e Corrado ma mente Bonifacio mostra ambo le mani in un senso difficile da decifrare, considerando che anche lui punta l'indice sinistro quasi a indicare qualcosa, forse la sua autorità, Corrado è rappresentato distante, che guarda altrove quasi noncurante e con un braccio nascosto. Ora a parte il taglio di moda del mantello, non è sbagliato ipotizzare che questo simbolismo rappresenti in realtà un tradimento che stando anche a quanto scritto da Edgarda Ferri, Corrado fece a spese del fratello per essere da lui sconfitto e pare, perdonato successivamente in eventi non rappresentati nella miniatura. I codici miniati medievali permettono più di quanto si pensi e non meno degli affreschi, specie quelli bassomedievali, di cogliere espressioni e gesti il cui significato non è affatto nascosto, ma tutti possiamo leggerlo carpendo, perché no, anche qualche segreto che la storia non ci ha svelato.






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