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Cavalieri dell’Ordine di Santiago

Indice

Storia dell’Ordine

     Parma, l’Ordine di Santiago e il Consorzio di San Giacomo: le Porte pellegrine

     Il destino dell’Ordine

     Il ramo portoghese: Ordine di Santiago della Spada

Struttura dell’Ordine di Santiago

I simboli dell’Ordine

Il vestiario dell’Ordine di Santiago

La riproduzione del costume

Fonti bibliografiche

     Libri

     Siti internet

 

Storia dell’Ordine

Le fonti che parlano dell’Ordine di Santiago, noto anche come Ordine di San Giacomo di Compostela, un Ordine monastico-cavalleresco attestano la sua istituzione nella seconda metà del XII secolo in Spagna, anche se non è da escludere che già prima esistesse un’organizzazione. L’origine esatta dell’Ordine non è ben chiara ed è strettamente legata alla storia del regno di Leòn e Castiglia nel periodo va dal 1170 al 1230 durante il quale, a seguito della successione, fu diviso in due regni in lotta tra loro e poi riuniti.

 

La dinastia di Leòn e Castiglia nella storia dell'Ordine di Santiago (1157-1230)

Figura 1 – Albero genealogico del Regno di Leòn e Castiglia e la sua successiva divisione e riunificazione sotto Ferdinando III

 

La maggior parte delle fonti concorda sulla fondazione dell’Ordine per volere di Ferdinando II Re di León [1] con l’intento di proteggere dai Musulmani Almohadi [2] la via dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela, nota anche come Cammino di Santiago [3], che prese il nome, come riporta anche la Legenda Aurea dal percorso che l’apostolo Giacomo il Maggiore [4] avrebbe compiuto dalla Galilea in Spagna per predicare e operare conversioni, prima di tornare in patria dove però avrebbe trovato la morte e il martirio. La Spagna non fu certamente la sola meta raggiunta, secondo l’agiografia, dagli apostoli e dai seguaci che circondavano Gesù, i quali in seguito alla sua morte avrebbero raggiunto terre d’oltre mare per predicare e diffondere il Vangelo [5]. Per quanto affascinanti e misteriose siano le leggende, le fonti che gli storici ritengono valide sono tutt’altro che affascinanti e rispondono pienamente ai bisogni dell’epoca in questione, il XII secolo, di proteggere le vie dei pellegrini dalle imboscate dei mori e dei nemici [6].

 

Mappa 1 – Cartina geografica della suddivisione in regni della Penisola Iberica nei secoli XII e XIII

 

Mappa 2 – Schema del Cammino di Santiago di Compostela (in rosso). Fanno parte del Cammino anche le città spagnole a nord della linea rossa. Da Roncisvalle e Jaca partivano e arrivavano altre vie percorse dai pellegrini provenienti dalla Francia o ivi diretti durante il Medioevo.

 

Il Cammino di Santiago attraversava, come si nota dalle due cartine geografiche poste sopra, quasi tutti i regni spagnoli dalla Galizia all’Aragona ma la meta, Santiago di Compostela, era situato in Galizia, all’epoca facente parte del regno di Leòn e Castiglia e poi solo quello di Leòn durante il regno di Ferdinando II. La necessità di proteggere i pellegrini e i luoghi di culto aveva portato nel corso del Medioevo, a partire già dalla fine del XI secolo con la Prima Crociata, alla costituzione di ordini militari e successivamente monastico-cavallereschi. In cambio del loro servizio questi ordini ricevevano dai monarchi la facoltà di gestire i territori sotto la loro protezione, senza però che questi divenissero feudi legati a titoli e quindi ereditabili [7]. Le cose purtroppo non funzionarono sempre così: infatti molti ordini monastico-cavallereschi in epoca medievale raggiunsero un potere tale da stringere in pugno le principali monarchie europee indebitate fino al collo, come nel caso della Francia sotto Filippo IV il Bello nei confronti dei Templari, contro i quali fu orchestrata la più sanguinosa e perversa delle congiure, da cui poi sono nate leggende di ogni genere che poco hanno a che fare con la triste realtà dei fatti. L’Ordine appena istituito dal nuovo Re di Leòn, Ferdinando II, non era il solo esistente nei territori un tempo sotto la corona del padre: vi erano infatti altri due ordini Militari: l’Ordine militare di Calatrava e l’Ordine militare di Alcántara. Il primo era di matrice cistercense, fondato nel 1158 da Raimondo di Fitero, abate cistercense di Calatrava e quando nello stesso anno morì Alfonso VII, l’abate si recò a Toledo dal nuovo Re di Castiglia Sancho III il quale gli riconfermò i privilegi concessi all’Ordine dal padre. L’Ordine prendeva il nome dal castello musulmano strappato da Alfonso VII agli Arabi e che per la sua posizione strategica richiedeva un costante controllo militare per la difesa del territorio.

Figura 2 – Alfonso VII secondo la miniatura del Tumbo presso la Cattedrale di Santiago di Compostela

 

 
Figura 3 – Castello di Calatrava, in Castiglia, Spagna

.

L’Ordine militare di Alcántara, invece, fu fondato poco dopo in Leòn, nel 1166, per proteggere la città di Alcántara, la quale si trovava all’epoca sul confine con i domini musulmani. Lo stesso nome della città è di origine araba: un geografo musulmano la descrisse come “kantara as saif (Ponte della spada). Sul ponte era costruita una fortezza nella quale si asserragliava il popolo in caso di pericolo perché poteva essere attaccato solo dal lato della porta. Nei secoli XI-XIII fu una città di frontiera con popolazione che alternava l'attività militare all'allevamento del bestiame. Alla disgregazione del califfato di Cordova in diversi regni detti di Taifa, Alcantara fece parte prima del regno di Coria e, in seguito, di quello di Cáceres. In occasione delle guerre per l'indipendenza del Portogallo dal regno di Castiglia e León, fu centro di battaglie e Ferdinando II di León la occupò con le sue truppe che avanzavano verso il Portogallo. La località passò poi in mano saracena ad opera del capo almohade Abù Jacob e la conquista definitiva da parte dei Cristiani si verificò nel 1213 durante il regno di Alfonso IX di León.

 

 

Figura 4 – Ponte di Alcantara, Spagna.

Questi due ordini avevano curiosamente un simbolo identico, entrambi soppressi nel 1931 furono restaurati quasi subito dopo. Viene naturale chiedersi se la fondazione di questi due ordini, soprattutto quello nel regno di Leòn non sia dovuto anche a ragioni di rivalità tra i due regni e tra i due fratelli: Ferdinando II e Sancho III. Ferdinando II era il più ambizioso e avrebbe voluto per sé la Castiglia e passò il primo anno del regno a muovere guerra al fratello fino a doversi rappacificare (o almeno stipulare una tregua) nel 1158, occasione in cui furono rivisti anche i dettagli per la spartizione del regno paterno. Nello stesso anno però Sancho III morì prematuramente e sul figlioletto, il futuro Alfonso VIII di Castiglia si scatenarono subito le ambizioni dei nobili che volevano divenire tutori del bambino. Ferdinando II colse l’occasione riuscendo però ad entrare solo a far parte di un consiglio di reggenza per il nipote. Le ambizioni di Ferdinando furono poi ostacolate anche dalle rivolte dei nobili, specie il casato dei Lara [8] e, tempo di sedare la ribellione, gli arabi Almohadi ne approfittarono per invadere Alcántara, che fu poi riconquistata dal sovrano nel 1164 e due anni più tardi fu fondato l’Ordine omonimo. I sei o sette anni successivi del Regno di Ferdinando II non furono certo tranquilli e furono proprio gli eventi di questo breve periodo a portare alla fondazione dell’Ordine di Santiago. In un’epoca in cui ci si sposava adolescenti o poco più grandi, Ferdinando si sposò in prime nozze a ventotto anni, nel 1165, con la figlia quattordicenne del Re del Portogallo Alfonso I, Urraca e in questo modo sperava forse di sedare gli spiriti indipendentisti portoghesi, tanto più che quel matrimonio sanciva la pace con il suocero che si era impossessato di Salamanca nel 1163.

 

Figura 5 - Ferdinando II, dal Tumbo A, Cattedrale di Santiago di Compostela.

 

Figura 6 – Immagine tratta dal Privilegium Imperatoris, una lettera pubblicata di Alfonso VII, re di Castiglia e León (XII secolo). L’immagine rappresenta il contenuto della carta con la quale Alfonso concede delle terre ad un monastero locale e l’abate Guglielmo (Willelmus). The Hispanic Society of America, New York, B.16. Fonte dell’immagine: Blog del Metropolitan Museum of Art di New York [9]

 

Nel 1168, Alfonso I di Portogallo temendo una nuova invasione di Ferdinando II che stava ripopolando la zona di Ciudad Rodrigo; attaccò preventivamente la Galizia occupando Tui e il territorio di Xinzo de Limia, già feudi di sua madre; nello stesso tempo, in al-Andalusia stava assediando il castello di Badajoz, dopo che la città era caduta. L'aver diviso le forze favori il contrattacco di Ferdinando II, che respinse i portoghesi fuori dalla Galizia e si precipitò a Badajoz. Le fonti raccontano che quando Alfonso vide arrivare il genero capì che la partita era persa e si diede alla fuga, a cavallo, durante la quale attraversando una porta della città si impigliò con la coscia i due ferri sporgenti, si ruppe una gamba e fu fatto prigioniero. Alfonso I, per riottenere la libertà, offrì al genero il suo regno, ma Ferdinando, che già si era premurato di mettergli a disposizione i migliori medici gli rispose

«Restituisci ciò che mi hai tolto e riprenditi il tuo regno

 

Alfonso accettò e offrì al genero una grossa somma in oro riottenendo la libertà, nel 1169. Infine, nella pace siglata a Pontevedra, nel 1170, Alfonso I restituì a Ferdinando II venticinque castelli, incluse le città di Cáceres, Badajoz, Trujillo, Santa Cruz e Montánchez, che in precedenza aveva sottratto al regno di León. Ancora una volta i Mori approfittarono della discordia tra i regni spagnoli e portoghesi per prendersi dei territori e nel 1170 assediarono Santarém, costringendo i portoghesi a chiedere l’aiuto di Ferdinando II il quale riuscì a liberare la città. Mentre gli altri confini erano sicuri poiché presidiati da due Ordini militari, il Portogallo era la via più veloce da sud per i musulmani per progredire nell’invasione arrivando così a nord a Santiago di Compostela circondando il nemico. Ferdinando capì che era necessario porre anche lì un presidio militare e sempre nel 1170, poco dopo aver ottenuto la città di Caceres, Ferdinando II creò la Fratellanza dei cavalieri di Caceres (Hermandad De Freiles De Cáceres) con il preciso fine di proteggere i pellegrini. Quando l'Arcivescovo di Santiago di Compostela, entrò a far parte dell'ordine e donò lo stendardo di San Giacomo, Ferdinando II trasformò nell'Ordine di Santiago o Ordine di San Giacomo di Compostela, un ordine religioso-militare, che aveva lo scopo di proteggere i Pellegrini che desideravano visitare la tomba dell'apostolo San Giacomo.

 

A Ferdinando II si deve la fondazione dell’Ordine inteso come organizzazione militare, ma la fondazione religiosa è attribuita al nipote Alfonso VIII di Castiglia che nel mentre era divenuto adulto e aveva preso in mano il regno, fronteggiando contemporaneamente su più fronti le lotte contro i Mori e contro i nemici tra cui suo zio, con il quale si riappacificò solo nel 1180. Nel 1174 Alfonso VIII aveva donato la città di Uclés divenuta poi il principale quartier generale dell’Ordine. Seguirono Moya e Mira (1211), alle quali si unirono in seguito Osa, Montiel e Alhambra. Ferdinando II aveva concesso invece la città di Leòn come quartier generale dell’Ordine militare da lui fondato e quando Alfonso VIII si intromise nella faccenda dell’Ordine cedendo città del proprio regno e favorendo la fondazione religiosa si tornò a scatenare il caos poiché le città di Uclès e Leòn rivaleggiavano tra loro per avere ognuna un solo quartier generale ma nel proprio territorio mentre l’Ordine si trovava ad avere territori in entrambi i regni. L’Ordine adottò la Regola di Sant’Agostino e non quella cistercense e si riservò per i propri membri la possibilità di contrarre il matrimonio, venendo così meno al voto della castità, imposto invece a tutti gli altri. La bolla di Alessandro III che riconosceva e approvava l’ordine, nel 1175, raccomandava il celibato, ma lo statuto precisava: «In coniugale castità, vivendo senza peccato». La mitezza della regola favorì la diffusione dell’Ordine al punto che questo in brevissimo tempo aveva più territori degli Ordini di Calatrava e Alcántara da solo e presto ricevettero altre città e possedimenti o sedi anche in altri Paesi tra cui anche l’Italia.

 

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Parma, l’Ordine di Santiago e il Consorzio di San Giacomo: le Porte pellegrine

La maggior parte delle fonti consultate accerta la fondazione nella Citta di Parma di diversi ospedali gestiti da diversi ordini che si occupavano per lo più di assistenza e cura dei malati ma anche dei pellegrini che transitavano da Parma per recarsi nelle diverse mete di pellegrinaggio, tra cui Santiago di Compostela in Galizia. Nel secolo XII è documentata l'esistenza in Capodiponte [10] [11] delle chiese di S. Giacomo, dotata di ospedale [12]; di Ognissanti, di S. Maria di Borgo Taschieri, la Chiesa di S. Cecilia; nel secolo XIII sono attestati le chiese di S. Croce [13], S. Maria nuova, S. Giuseppe, S. Maria del Tempio, S. Ilario con ospedale, l'oratorio e l'ospedale di S. Francesco il 'piccolo', i monasteri di S. Basilide, S. Domenico, gli ospedali di Rodolfo Tanzi [14] [15] [16], S. Giovanni Gerosolimitano (Ordine di San Giovanni di Gerusalemme), della società della Disciplina vecchia; nel Trecento sorsero infine gli ospedali di Ugolino da Neviano, di S. Bernardino, di S. Maria Bianca [17].

 

A partire dal XIV secolo si trovano testimonianze di un consorzio, probabilmente collegato all’omonimo ordine: il Consorzio di S. Giacomo di Galizia che sorgeva lungo la via Emilia e che riuniva i cittadini di tre delle quattro porte della città protagonisti di un pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Entro il quarto decennio del XIV secolo la Società di S. Giacomo di Galizia risulta collegata alla chiesa di S. Giacomo di Capodiponte e all'annesso ospedale. Della confraternita potevano far parte i cittadini di tre delle quattro porte della città (Parma, Nuova, S. Cristina) purché s’impegnassero a visitare la tomba del santo a Santiago di Compostela. Ne erano invece esclusi gli abitanti di Porta Benedetta, anche se si fossero già recati in pellegrinaggio a Santiago, un divieto per il quale non si è ancora trovata una spiegazione convincente [18] [19] [20]. A differenza dell’Ordine che aveva alla propria base il modello dell’ordine monastico-cavalleresco, il Consorzio era di tipo laicale e, come riferisce Affò, questa società era quasi scomparsa nel XVIII secolo [21].

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Il destino dell’Ordine

L’Ordine dei Cavalieri di Santiago poco dopo la sua affermazione e il riconoscimento papale ebbe una storia abbastanza travagliata, soprattutto per via dei dissensi interni all’ordine stesso, ma anche al coinvolgimento dei membri nelle varie congiure contro la Corona spagnola. I dissensi e le lotte intestine nel corso della storia portarono allo scisma dello stesso Ordine, specialmente dopo la Reconquista [22] e per evitare guerre tra fazioni diverse dell’Ordine ma soprattutto altre lotte di potere tra i membri, visti gli enormi possedimenti e ricchezze accumulati i sovrani spagnoli Cattolici Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona [23]. alla fine del XV secolo, chiesero al Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) il controllo sull’Ordine ottenendo di amministrarlo. Alla morte di Ferdinando II d'Aragona l'amministrazione passò per successione all'imperatore Carlo V, e il Papa Adriano VI unì per sempre la corona spagnola con l'ordine di Santiago, Ordine di Calatrava e Ordine di Alcantara nel 1523. L’Ordine esiste tutt’oggi e fa ancora parte della Corona di Spagna.

 

Il ramo portoghese: Ordine di Santiago della Spada

Esistette anche un ramo portoghese dell’Ordine, nato in seguito alle donazioni di Alfonso I di Portogallo all’Ordine di Santiago. Tra le donazioni più importanti si ricordano Arruda dos Vinhos [24], il Castello di Monsanto [25].

 

Figura 7 – Il Castello di Monsanto oggi
Figura 8 – Interno delle mura del Castello di Monsanto

 

Qualche fonte azzarda alla possibilità che già da tempo il Re portoghese stesse studiando la possibile formazione di un ramo nel proprio regno, sfruttando la discordia tra il Gran Maestro dell’Ordine di Santiago e il monarca di Leòn, mentre altre fonti sostengono che invece il Gran Maestro facesse anche da tramite tra i due per le questioni diplomatiche relative all’Ordine. Altri documenti invece citano un tale Rodrigo Álvarez come amministratore di tutte e tre le donazioni portoghesi. Egli era un cavaliere dell’Ordine di Santiago, noto per essere insoddisfatto con le regole dell’Ordine stesso tanto è vero che si dimise quasi subito entrando in un altro Ordine in Aragona. La colpa di Alfonso I di Portogallo è stata probabilmente l’incoraggiamento dello scisma, ma col tempo è probabile che egli abbia maturato l’idea di un Ordine interamente portoghese e infatti successivamente fu fondato l’Ordine di Évora (futuro Aviz) nel 1175/76. Quali che fossero le intenzioni dell'invito originale del monarca portoghese e delle sue generose donazioni è evidente che le sue aspettative da parte dei Cavalieri di Santiago non furono soddisfatte e il monarca arrivò ad espellere lo stesso ordine dal Portogallo. L'ordine di Santiago sarebbe tornato in Portogallo nel 1186, dopo la morte di Alfonso I e l’Ordine prese il nome di Ordine di Santiago della Spada, che ha per altro eguale simbolo a quello di Santiago in Leòn e Castiglia, ma ebbe un destino diverso. Oggi questo Ordine fa parte, insieme a quello di Aviz e a quello di Cristo, al gruppo degli Antichi Ordini Militari composto da un Cancelliere ed otto membri nominati dal Presidente della Repubblica del Portogallo che svolge le veci di Gran Maestro. Attualmente l’Ordine si occupa di servizi nei settori dell’arte e della scienza e il titolo di membri può essere conferito anche a stranieri, mentre il grado più alto è conferito solo ai Capi di Stato.

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Struttura dell’Ordine di Santiago

Essendo nato come gruppo militare votato esclusivamente alla protezione dei pellegrini inizialmente non aveva una vera e propria gerarchia organizzata come ebbe poi in seguito. Inizialmente non erano necessari nemmeno dei requisiti per entrare nell’Ordine poiché era sufficiente essere soldati, ma a partire dal XIII secolo divenne più complicato. Terminata la Reconquista chi voleva entrare nell’Ordine doveva essere nobile e aveva nel proprio albero genealogico almeno due generazioni con sangue nobile e nessun operaio, ne conseguì che l’Ordine divenne aperto solo a personaggi di un certo rango e quindi divenne un Ordine a carattere elitario. Inoltre non era consentito avere tra i propri ascendenti o discendenti persone di fede diversa o convertiti al Cristianesimo da altre fedi: bisognava essere rigorosamente cattolici. Così furono esclusi anche quanti erano stati accusati di simpatizzare per movimento eretici e chi aveva commesso atti contro la fede cattolica, altresì furono esclusi coloro che erano stati (o erano al momento della richiesta di ingresso nell’Ordine) membri delle seguenti categorie: avvocati, usurai, notai, commercianti e infine furono colpiti anche i poveri, non essendo dotati di mezzi di supporto (con cui comprarsi armamenti e mantenersi dignitosamente). Si inasprirono le regole quando fu introdotto l’obbligo della gavetta, ossia prestare servizio per almeno alcuni mesi nelle galee [26] [27] e un mese nel monastero per imparare la regola. Tali prerequisiti sarebbero stati successivamente eliminati, ma rimasero almeno fino al XVIII secolo.

 

Il vertice dell’Ordine era rappresentato dal Gran Maestro, assistito da un Consiglio detto anche Consiglio dei Tredici, ossia tredici membri eletti dal Gran Maestro e che avevano il potere e il diritto di deporlo per giusta causa e altresì avevano giurisdizione per quanto riguardava le eventuali controversie intestine tra i membri dell’Ordine stesso.

 

Il primo Gran Maestro fu Pedro Fernández de Castro (1115-1184), membro della nobile casata dei Castro [28]. Pedro era stato un soldato nell’esercito di Alfonso VII di Castiglia e Leòn e aveva condotto diversi successi durante le varie campagne militari della Reconquista. Alcuni sostengono che fu lui e non il re ad avere l’idea di fondare l’Ordine di Santiago anche se non ci sono dati certi, mentre certo è che fu lui a donare insieme alla famiglia il terreno per l’edificazione di un monastero dove insediare l’Ordine (Santa Cruz de Valcárcel). Dopo la sua morte nel 1184, seguirono almeno altri 39 Gran Maestri tra cui anche molti Infanti [29] di Spagna fino alla fine del XV secolo quando, a causa delle lotte intestine per il potere, l’amministrazione dell’Ordine fu gestita dalla Chiesa. Inoltre proprio per evitare ulteriori lotte anche in altri Ordini Carlo V istituì un ministero speciale che si occupava esclusivamente di vigilare il funzionamento degli stessi, determinando di fatto la fine della loro autonomia, ma non del loro prestigio. Questo ministero noto anche come Consiglio degli Ordini aveva un capo nominato dal re e due cavalieri membri, rappresentati di ogni ordine.

 

Oggi l'Ordine di Santiago esiste ancora, sotto la Corona spagnola. Attualmente conta 35 cavalieri e 30 novizi. Nell'Ordine sono ammessi solo aspiranti di nobile estrazione. Il fatto di essere nel XXI secolo non esclude l’obbligo di rispettare e quindi avere dei prerequisiti per l’ingresso di aspiranti novizi nell’Ordine: in particolare si considera l'ascendenza nobile controllata nella genealogia paterna e materna. È inoltre obbligatorio essere cattolici praticanti e figli legittimi e così anche i genitori ed i nonni. Infine non si possono avere ascendenti non-cristiani.

 

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I simboli dell’Ordine

Il simbolo dell’Ordine ha una storia piuttosto singolare, oltre ad essere simile per forma e colore a quelli degli altri Ordini fondati poco prima. Il simbolo dell’Ordine di Santiago è rappresentato da quella nota come Croce di San Giacomo Maggiore rappresentato da una croce-spada caricata su tre bracci da gigli. Il colore del simbolo è il rosso e nell’insieme esso è probabilmente sia un riferimento ai cavalieri dell’Ordine (spada) ma anche al martirio dello stesso San Giacomo che fu decapitato [30] [31]. I gigli non sono da confondere invece con simboli legati alle monarchie francesi né alla città di Firenze, in araldica il giglio è un simbolo tra i più diffusi e rappresenta contemporaneamente più valori e concetti tra cui la devozione religiosa, specialmente alla Madonna ma è anche un simbolo (se a tre petali) della Santa Trinità.

 

Figura 9 - Simbolo dell’Ordine di Santiago, rappresentato dalla Croce di San Giacomo Maggiore. In realtà il simbolo non è una croce vera e propria, ma trattasi di due gigli che caricano una punta di spada mentre l’asta superiore della croce è a forma di cuore.

 

L’Ordine di Santiago della Spada ha eguale Ordine mentre è simile, mentre è sempre simile ma basato sulla croce greca quello degli Ordini di Calatrava ed Alcantara, caricate da gigli su ogni braccio e la seconda è di colore verde.

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Il vestiario dell’Ordine di Santiago

Il vestiario dell’Ordine di Santiago non differiva troppo nei suoi elementi di base da quello dei soldati dal XII al XIV secolo. Sopra al corpo, a contatto con la pelle, era indossato una sorta di vestiario intimo composto dalle mutande e dalla camicia. Il taglio di questo tipo di vestiario non esisteva ancora nel XII secolo. La camicia era piuttosto semplice, squadrata, con un buco per far passare la testa mentre sotto il braccio il movimento era reso agile da due quadrati piegati a triangolo.

 

Figura 10 – Taglio della camicia dai secoli dal XII al XIV. La camicia intima era portata da tutti, come le mutande e non era una raffinatezza nobile. Nella nobiltà la camicia poteva variare nella composizione del tessuto e a partire dal XIII secolo nella foggia del collo. Una variante della camicia era lunga quasi quanto una tunica e presentava un taglio un poco più ampio verso l’orlo, immagine a sinistra. Immagine tratta dal The Medieval Tailor's Assistant. Making common garments 1200 -1500 di Sarah Thursfield, pag. 71.

 

Le mutande invece erano molto simili alle nostre e tenute ferme non da elastici ma da nastri che si allacciavano davanti o sul fianco. Sopra le mutande erano poi indossati i calzoni (nei Paesi anglosassoni noti anche come braies [32]). Questi calzoni erano di forma simile a quelli moderni, ma piuttosto buffi in quanto decisamente ingombranti per via delle numerose dune che si formavano a causa dell’eccessiva quantità di tessuto con cui erano fatti, ma che non occorreva. Certo è che all’epoca non esistevano concetti come taglio e cartamodello e quindi la forma degli abiti era data in modo molto semplice rispetto ad oggi. In epoca medievale molto spesso i calzoni erano usati come indumento intimo vero e proprio, sotto i vestiti d’uso quotidiano.

 

Figura 11 – Calzoni (braies) dei secoli dal XII al XV. Immagine tratta dal The Medieval Tailor's Assistant. Making common garments 1200 -1500 di Sarah Thursfield, pag. 69

 

Figura 12 – Lo schema di taglio dei calzoni. Immagine tratta dal The Medieval Tailor's Assistant. Making common garments 1200 -1500 di Sarah Thursfield, pag. 69

 

Il materiale con cui erano realizzati questi capi era quasi esclusivamente lino o lana a seconda della stagione. Nel XII secolo sopra la camicia i soldati usavano indossare la cotta di maglia (evoluta poi nell’usbergo [33] nel Basso Medioevo e poi nel giaco [34] che consisteva in una camicia di anelli di ferro, lavorata in vario modo. A partire dal Basso Medioevo prima della cotta di maglia, sopra la camicia era indossato un nuovo tipo di protezione detta gambesone o gambeson (dal fr.). Questo particolare indumento è di origini antiche ed è documentato già presso il popolo degli Sciti [35] mentre in Europa è documentato a partire dal X secolo, ma all’epoca non era diffusissimo. Il gambesone è noto soprattutto a partire dal XIII secolo divenendo nel secolo successivo un elemento fondamentale nell’equipaggiamento militare, specie quello di fanteria ed era indossata come difesa di base, specie quando non si indossavano sopra elementi più resistenti come la corazza. Il gambesone così come lo conosce il pubblico diffuse durante la Guerra dei Cent’anni quale mezzo vitale di protezione. Esso consisteva in una grossa tunica imbottita e trapuntata con maniche e lunga fino al ginocchio, realizzata con lino o lana mentre l’imbottitura talvolta era realizzata anche con crini di cavallo. Per quanto riguardava invece i gambeson indossati come armatura vera e propria, la forma era la stessa, ma aumentavano di molto (fino a 30) gli strati di lino sovrapposti e cuciti. Questo indumento non era affatto comodo ed era estremamente pesante, ma di vitale importanza perché qualora una freccia avesse spaccato gli anelli di maglia della cotta, il gambesone avrebbe fermato la corsa della freccia impedendole di causare la morte o di ferire gravemente il militare che la indossava [36]. Tale protezione si estendeva verso il basso fino al ginocchio proteggendo così l’interno cosce e quindi inguine e arterie femorali; mentre verso l’alto arrivò ad essere abbinato con una cuffia imbottita indossata talvolta sopra ad un’altra cuffia di lino semplice.

 

Figura 13 – La prima parte della vestizione del soldato già alla fine del XIII secolo. A destra il soldato con indosso il gambesone. Immagini tratte da Knight Templar di Helen Nicholson, ill. Wayne Reynolds. Osprey Pub. Ltd. Tavola H

 

Sopra il gambeson, come detto, era indossata la maglia di ferro e infine era indossata la tunica con le insegne dell’Ordine di appartenenza. Nel caso dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago il simbolo era rappresentato dalla Croce di San Giacomo. La tunica era solitamente sprovvista di maniche per agevolare il movimento, ostacolato già in buona parte dal gambesone. La croce era invece ricamata o realizzata in tessuto cucito a mano, rosso.

 

Figura 14 – Armamento e vesti dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago. Immagine tratta da Knights of Christ di Terence Wise, ill. Richard Scollins. Osprey Publ. Ltd. Tavola D

 

In ultimo, probabilmente durante i viaggi, era indossato il mantello, anch’esso bianco e con il simbolo dell’Ordine applicato ad altezza del petto; anche se, secondo alcune fonti era talvolta cucita una conchiglia come per i pellegrini del Cammino di Santiago.

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La riproduzione del costume

La riproduzione del costume è stata fatta nel totale rispetto della filologia e comprende il vestiario intimo composto di camicia e calzoni, gambesone, cotta di maglia, tunica superiore con la croce.

 

La camicia ed i calzoni sono stati realizzati secondo lo schema di taglio in uso all’epoca in lino, di maggior grossezza nei calzoni bianco naturale e più fine nella camicia, color beige.

 

Figura 15 – La camicia intima

 

La camicia intima è stata rifinita a mano, con asole per la chiusura frontale di forma circolare e punti a vista.

 

Figura 16 – Tipi di asola e rifinitura degli stessi. Immagine tratta dal The Medieval Tailor's Assistant. Making common garments 1200 -1500 di Sarah Thursfield, pag. 54

 

Il lino bianco naturale di grossezza maggiore è stato inoltre impiegato nella confezione dei due gambeson [37]. Questi ultimi, realizzati con il taglio classico squadrato e provvisti di maniche lunghe, sono stati cuciti a macchina e rifiniti a mano. I gambeson sono poi stati imbottiti in ovatta prima della chiusura, trapuntati a macchina. La rifinitura, in ultimo, è stata realizzata a mano, con lo sbieco dello stesso linone lungo tutti i bordi, inclusi gli spacchi.

 

Figura 17 – Il gambeson. Da notare la rifinitura realizzata a mano della bordura. Successivamente sono state aggiunte le cinghie necessarie per la sua chiusura.

 

Figura 18 – Chiusura del gambeson realizzata con lacci in cuoio e fibbie di forma classica squadrata

 

In ultimo, la tunica con l’insegna dell’Ordine è stata realizzata con taglio semplice, lunga fino ai piedi e senza maniche; leggermente svasata verso l’orlo con spacchi frontale e posteriore. La tunica è stata interamente cucita e rifinita a mano lungo i bordi mentre la croce rossa, realizzata in tessuto rosso, è stata tagliata e applicata a mano con fitto punto asola (filo in tinta).

 

Figura 19 – La tunica con spacchi frontale e posteriore e la Croce di San Giacomo

 

Completano la vestizione le calzature, la cintura in cuoio con scarsella in pelle con inciso sopra il simbolo dell’Ordine e la cordella al collo che porta la conchiglia di Santiago [38] con dipinto sopra, ancora una volta, in rosso, il simbolo dell’Ordine come vuole la tradizione per i pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela.

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Fonti bibliografiche

Libri

  • AA.VV. Storia di Parma III. Parma medievale. Economia, società, memoria. A cura di Roberto Greci. Vol. 2. Parma: Monte Università Parma Editore, 2011.
  • Edge, David, e John Miles Paddock. Arms & Armor of the Medieval Knight: An Illustrated History of Weaponry in the Middle Ages. Brompton, 1999.
  • Gazzini, Marina. «L’insediamento gerosolimitano a Parma nel basso Medioevo: attività ospedaliera e gestione del culto civico.» A cura di J. Costa Restagno. Riviera di Levante tra Emilia e Toscana. Un crocevia per l’Ordine di San Giovanni. Bordighera: Reti Medievali, 2001. 421-446 .
  • —. «L’ordine di San Giovanni e la società locale tra religiosità e assistenza. Italia centrosettentrionale, secoli XII-XIV.» A cura di A. Esposito e A. Rehberg. Gli ordini ospedalieri tra centro e periferia. Roma: Reti Medievali, 2007. 137-157.
  • —. «La città, la strada, l'ospitalità: l'area di Capodiponte a Parma tra XII e XIV secolo.» A cura di R. Greci. Un'area di strada. L'Emilia occidentale nel Medioevo. Ricerche storiche e riflessioni metodologiche. Bologna: Reti Medievali, 1997. 307-331.
  • —. «Memoria ‘religiosa’ e memoria ‘laica’: sulle origini di ospedali di area padana (secoli XII-XIV).» «Mélanges de l’École Française de Rome – Moyen Âge. Roma: Reti Medievali, 2002. 361-384 .
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  • —. «Una comunità di «fratres» e «sorores».» A cura di R. Greci. L’ospedale Rodolfo Tanzi di Parma in età medievale. Bologna: Reti Medievali, 2004. 259-292 .
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  • Treccani, Enciclopedia. Casato dei Lara - Enciclopedia Italiana (1933). A cura di Mario Pelaez e Angela Valente. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/lara_%28Enciclopedia-Italiana%29/.
  • Wise, Terence. Knights of Christ. A cura di Richard Scollins. Vol. Men-At-Arms 155. Oxford: Osprey Publishing Ltd., 1984.
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Siti internet

Treccani

 

Wikipedia

 

 

Note

[1] Era figlio di Alfonso VII re di Castiglia e di León, alla morte del padre (1157) ebbe il regno di León. A più riprese combatté contro i re di Castiglia, Sancio IV suo fratello e Alfonso VIII suo nipote, riuscendo a impadronirsi di Toledo (1162); e anche contro il suocero Alfonso Henriques, re di Portogallo, vincendolo a Ciudad Rodrigo e Badajoz (1169), e facendolo prigioniero.

[2] Fu una dinastia berbera che emerse in seguito a un movimento di riforma religiosa, e che governò sul Maghreb e sulla Spagna musulmana dal 1147 al 1269. Il movimento degli Almohadi sorse come reazione agli Almoravidi che dominavano, dalla loro capitale Marrakech, il Maghreb al-Aqsa (Marocco) e la Spagna musulmana.

[3] Città della Spagna nord-occidentale, capoluogo della Galizia questa città sarebbe sorta nel IX secolo intorno al sepolcro dell’apostolo San Giacomo Maggiore che fu uno dei dodici apostoli di Gesù, secondo quanto riportato nel Nuovo Testamento. Dopo la morte e la resurrezione di Cristo, Giacomo assunse un ruolo di spicco nella comunità cristiana di Gerusalemme. Una tradizione risalente almeno a Isidoro di Siviglia narra che Giacomo andò in Spagna per diffondere il Vangelo. Se questo improbabile viaggio avvenne, fu seguito da un ritorno dell'apostolo in Giudea, dove, agli inizi degli anni quaranta del I secolo il re Erode Agrippa I «cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa, e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni». Giacomo fu il primo apostolo martire. Dopo la decapitazione, secondo la Legenda Aurea, i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo sulle coste della Galizia. Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell'anno 830 dall'anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa, il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell'Apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae ("campo della stella") dal quale deriva l'attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia. Eventi miracolosi avrebbero segnato la scoperta dell'Apostolo, come la sua apparizione alla guida delle truppe cristiane della Reconquista nell'840, durante la battaglia di Clavijo e in altre imprese belliche successive, le cui vittorie sui musulmani gli meritarono nella fantasia popolare altomedievale il soprannome di Matamoros (Ammazzamori), che comunque perdurò e rimane.

[4] Giacomo di Zebedeo, detto anche Giacomo il Maggiore ( … Giudea, 43 o 44), fu uno dei dodici apostoli di Gesù, secondo quanto riportato nel Nuovo Testamento. È detto «Maggiore» per distinguerlo dall'apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo detto «Minore». Figlio di Zebedeo e di Salome, era il fratello di Giovanni apostolo; secondo i vangeli sinottici Giacomo e Giovanni erano assieme al padre sulla riva del lago quando Gesù li chiamò per seguirlo.

[5] La Scozia, ad esempio, la quale reca nella propria bandiera la Croce di Sant’Andrea Apostolo, secondo la leggenda avrebbe avuto l’apostolo, martire, quale patrono protettore dopo che le sue ossa furono portate al re dei Piti. Le fonti storiche smentiscono le innumerevoli leggende anche se un fondo di verità che colleghi la Scozia con il Santo c’è: infatti la connessione tra i due è da attribuirsi probabilmente ad un sinodo ecclesiastico di inizi XIV secolo (Sinodo di Whitby) dove la Chiesa celtica guidata da san Colombano sancì che, a giudicare dalle scritture, il fratello minore di Pietro aveva dovuto avere un ruolo addirittura superiore a tutti gli apostoli. Nel 1320 la Dichiarazione di Arbroath definì sant'Andrea come "il primo ad essere divenuto Apostolo".

[6] Il percorso attraversava vari territori, diversi regni spagnoli anche in lotta tra di loro, come la Castiglia e il Leon che lottarono per avere ognuna nel proprio territorio il quartier generale dell’Ordine di Santiago

[7] I territori protetti da questi ordini erano per altro già feudi con a capo delle casate nobili, vincolate dal legame di vassallaggio con il re e quindi in quanto feudi legati ad un titolo erano ereditabili, ma solo dai membri delle famiglie nobili. La gestione di territori da parte di ordini militari non sempre fu positiva per i territori interessati poiché si venivano a creare concorrenze con i signori locali per la protezione dei territori; senza contare il fatto che talvolta questi ordini pur abbracciando le regole monastiche dei principali ordini religiosi europei, non sempre accettavano l’obbligo di castità e quindi i membri potevano sposarsi e avere figli. Questo comportava il pericolo che i territori concessi talvolta dalla Corona ad uso dell’Ordine potessero diventare ereditari e le cose si complicavano in peggio quando i membri dell’Ordine si sposavano con le figlie dei signori locali mirando all’ampliamento del potere e assicurandosene il controllo nel tempo sia delle casate in cui si entrava a far parte sia dell’Ordine stesso.

[8] Era un nobile casato del Regno di Castiglia, erano conti e avevano feudi in Castiglia, Lèon, Andalusia e Galizia. Le origini del casato risalgono almeno al X secolo e vanno fino al XIV. Famiglia comitale castigliana, assai celebrata nelle cronache medievali, attorno le si riannodano leggende romanzesche conosciutissime, maggiore fra tutte quella dei Sette Infanti di Lara. Più volte i conti di Lara s'imparentarono con famiglie reali fin da X secolo. Altri membri della nobile famiglia occuparono posti altissimi alla Corte di Castiglia.

[9] http://blog.metmuseum.org/penandparchment/exhibition-images/cat210r7 49c/

[10] Si tratta di un’antica borgata di Parma situata nell’attuale Quartiere Oltretorrente visto dal Lungoparma. Documentata già nel XII secolo iniziò a svilupparsi significativamente nel secolo successivo. L'alluvione del 1177 che spostò a ovest il corso del torrente Parma distruggendo molte abitazioni del borgo Capo di Ponte e successivamente si ebbero diverse modifiche urbanistiche.

[11] Nel 1177 un'alluvione disastrosa devia il corso del torrente di circa 130 metri asportando parte del borgo nato fuori le mura, sulla sponda ovest del corso d'acqua. Tale borgo, denominato "Capo di Ponte", verrà in seguito anch'esso racchiuso da mura e completamente edificato dal Comune con la costruzione ad ovest di una nuova porta, Porta Parma. Il vecchio ponte augusteo trovandosi interrato e a quel punto inutilizzabile verrà sostituito da un nuovo ponte di pietra, mentre un secondo ponte in legno detto "dei Salari", viene costruito più a sud. La deviazione verso ovest del torrente causata dall'alluvione, permette alla città di recuperare nuovi spazi consentendo una forte espansione urbanistica. Anche la zona ad est delle antiche mura si espande fino all'attuale Porta San Michele e presto le nuove aree urbane si trovano circondate da nuove mura perimetrali.

[12] Da alcune fonti viene identificato con San Giacomo di Galizia, la regione spagnola dove si trova il sito di pellegrinaggio: Santiago di Compostela.

[13] Già nei primi decenni del XIII secolo vengono edificati e fortificati nuovi quartieri per accogliere i nuovi inurbati. Nel 1212 il borgo dell'Oltretorrente (ovest del torrente Parma) quintuplica la propria superficie addizionandosi di una nuova porta, Porta Santa Croce, eretta più a ovest, in direzione di Piacenza. In corrispondenza del lato posto più a sud di questo quartiere viene costruito un nuovo ponte denominato "di donna Egidia" che permetteva il collegamento con un nuovo ampliamento urbano creatosi dall'altra parte del corso d'acqua, a sud delle antiche mura romane, dove venne costruita una nuova porta d'accesso denominata Porta Nuova ben presto superata da borgate sorte all'esterno della cinta muraria.

[14] Rodolfo Tanzi (XII secolo – Parma, 1216) è stato un filantropo italiano, fondatore di uno dei primi ospedali in Italia. In molti testi si dice che fosse un cavaliere dell'Ordine Teutonico, ma una dettagliata ricerca fatta da Ireneo Affò non ha trovato alcun cenno in tal senso nei documenti dell'epoca. Di lui si sa solo che all'inizio del XIII secolo fondò un ospedale in borgo Taschieri a Parma (oggi borgo Pietro Cocconi), chiamato "di tutti i Santi". Ne è prova un documento notarile redatto in latino e datato 2 dicembre 1201.

[15] Dopo che fu fatta richiesta al vescovo di Parma Obizzo Fieschi, l'ospedale venne dotato di una chiesa, chiamata "di Santa Maria". L'iniziativa del Tanzi fu molto bene accolta dalla cittadinanza di Parma e non tardarono ad arrivare numerose donazioni, con le quali dal 1204 al 1214 si poterono acquistare altre case e terreni adiacenti. L'ospedale si occupava soprattutto della cura dei poveri e dell'accoglienza ai trovatelli, ma servì anche a dare ospitalità ai pellegrini. Il Tanzi diresse l'ospedale fino al 1216, anno in cui probabilmente morì. La conduzione passò a un gruppo di religiosi dell'Ordine di Sant'Agostino, guidati dal sacerdote Pietro, che verso il 1250 trasferì la sede sul lato nord di Strada Maestra di Santa Croce (attualmente strada Massimo D'Azeglio).

[16] L’ospedale di Rodolfo è la prima costruzione del Vecchio Ospedale di Parma

[17] (Gazzini, La città, la strada, l'ospitalità: l'area di Capodiponte a Parma tra XII e XIV secolo 1997)

[18] (Gazzini, La città, la strada, l'ospitalità: l'area di Capodiponte a Parma tra XII e XIV secolo 1997)

[19] (Gazzini, Memoria ‘religiosa’ e memoria ‘laica’: sulle origini di ospedali di area padana (secoli XII-XIV) 2002)

[20] Non è chiaro il motivo di questa norma, che però non veniva rispettata in maniera rigida, come si legge nella matricola delle iscrizioni confraternali: possiamo solo notare che i 3 enti menzionati, chiesa, ospedale, confraternita, dipendevano tutti dal monastero benedettino di San Giovanni Evangelista, che si trovava proprio nel quartiere cittadino di porta Benedetta, escluso per statuto dal Consorzio, e quindi domandarci, per il momento senza darci risposta, se si fosse trattato di un’esclusione polemica o, al contrario, concordata con l’ente monastico – che presso la sua sede ospitava un altro ospedale – volta a spartire zone di influenza e azione nella città.

[21] (Ireneo Affò e Pezzana 1837)

[22] La Reconquista fu il periodo di 750 anni in cui avvenne la riconquista dei Regni moreschi musulmani di al-Andalus (in arabo: الأندلس‎, al-Andalus) della Penisola iberica (le attuali Spagna e Portogallo) da parte dei sovrani cristiani, che culminò il 2 gennaio 1492, quando Ferdinando e Isabella, Los Reyes Católicos ("I Re Cattolici"), espulsero dalla Penisola l'ultimo dei governanti musulmani, Boabdil di Granada, unendo gran parte della Spagna odierna sotto il loro potere (la Navarra verrà incorporata solo nel 1512).

[24] Fa parte dell’attuale distretto di Lisbona, in Portogallo

[25] Situato nella provincia di Beira Baixa, Portogallo, è classificato come monumento nazionale. Il castello è situato su una montagna di granito, nota come Monsanto, sulla riva destra del fiume Ponsul. Questo castello medievale domina il villaggio storico di Monsanto. Il castello fu costruito su resti probabilmente pre-romani e romani, durante il regno di Alfonso I di Portogallo che aveva preso possesso della regione durante la Riconquista, al confine con il Regno di Leòn. La costruzione è attribuita nelle prime fasi al Gran Maestro dell'ordine Templare, Gualdim Pais, ma il castello non rimase in mano ai Templari per molto.Il sovrano, nel 1172, donò castello e terre connessi all’Ordine di Santiago ("facio cartam donationis de castello meo proprio quad dicitur Mons Sanctus"). Il castello, identificato con il villaggio, è nuovamente menzionato nella lettera del Consiglio provinciale (Carta de Foral) nel 1174. Questo decreto fu confermato dal figlio Sancho I del Portogallo (1185-1211) e poi da Alfonso II del Portogallo (1211-1223) nel 1217. Dopo una breve fase di espansione del castello questo rimase inalterato per secoli fino al rimaneggiamento in età moderna che causò anche diversi danni; e al successivo abbandono e quindi al progressivo e lento deterioramento.

[26] Galea o galera è un'ampia tipologia di navi da guerra e da commercio, usata nel Mar Mediterraneo per oltre tremila anni, spinta completamente dalla forza dei remi e talvolta dal vento, grazie anche alla presenza di alberi e vele: il suo declino cominciò a partire dal XVII secolo, quando venne progressivamente soppiantata dai velieri, estinguendosi definitivamente alla fine del XVIII secolo.

[27] Secondo alcune fonti si trattava di un periodo di tre mesi, secondo altre di un periodo di sei.

[28] Di origine castigliana, questo casato prendeva il nome dal dalla città di Castrogeriz (Provincia di Burgos) e aveva un ramo della parentela anche nella Galizia. Le sue origini sono datate almeno al XII secolo. Questo casato, durante il regno di Alfonso VII era rivale di quello dei Lara, imparentato poi con la famiglia reale castigliana.

[29] Nella monarchia spagnola e nell'ex monarchia portoghese, infante (al maschile) o infanta (al femminile) è il titolo dato al figlio o alla figlia del sovrano regnante a partire dal secondogenito, ovvero colui che non è l'erede diretto al trono, stando a indicare che l'infante o l'infanta sono figli del monarca (in Francia si diceva enfants de France).

[30] 1 In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa 2 e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni [Atti 12,1-2, Bibbia CEI]

[31] San Giacomo Maggiore è stato il primo apostolo martire, da non confondere con Santo Stefano primo martire cristiano.

[32] Un tipo di pantaloni indossati dalle tribù celtiche e germaniche nell'antichità e dagli europei nel Medioevo. In epoca medievale furono usati esclusivamente come indumenti intimi. Le braies generalmente erano appese al ginocchio o a metà polpaccio, simili a quelli che oggi vengono chiamati pantaloncini. Essi erano realizzati in pelle, lana, o, nelle epoche successive, cotone o lino. Dai Romani furono adottati come braccae realizzati in lana.

[33] Dal prov. ausberc, che è dal franco halsberg «protezione del collo». Indumento protettivo del corpo, in uso nel medioevo per la difesa personale del guerriero: consisteva in una veste di maglia di ferro, a forma di lunga camicia, aperta talora sul davanti a metà coscia, variamente lavorata («a grani d’orzo», «a maglia piatta», «a scaglie», ecc.), talvolta completata da calzoni, pure di maglia, e munita di cappuccio e di maniche (che, nel tipo più tardo, si continuano in manopole). Era diffuso in Occidente, caratterizzando l’abbigliamento del cavaliere prima dell’avvento dell’armatura di piastra, o corazza.

[34] Indumento in maglia d’acciaio (derivato dall’usbergo, ed entrato nell’uso verso la fine del sec. XV) che copriva il corpo e le braccia e scendeva fino alle cosce, proteggendo il guerriero dai possibili colpi penetranti in corrispondenza delle articolazioni dell’armatura.

[35] Gli Sciti (o Scythi) furono una popolazione nomade di origine iranica, quindi indoeuropea, mitologicamente nata o dall'unione tra Eracle ed Echidna, o tra Zeus ed il fiume Boristene, tra l'VIII ed il VII secolo a.C.

[36] Gli archi inglesi durante la Guerra dei Cent’Anni furono un’arma fondamentale contro i nemici poiché avevano una potenza tale che la freccia scoccata era un vero e proprio proiettile, in grado di spaccare gli anelli di maglia e penetrare il corpo, causando spesso ferite mortali. Le frecce inglesi, grazie alla potenza degli archi erano in grado di bucare le corazze e fu allora che il gambesone divenne necessario e fu fondamentale la sua presenza negli eserciti francesi, specie per quei soldati che appunto usavano questo indumento come armatura vera e propria.

[37] Sono stati realizzati due costumi identici per vestire due figuranti nel ruolo di Cavalieri di Santiago, ordine che come si ricorderà aveva una sede anche presso Parma.

[38] In araldica la conchiglia di Santiago (la comune capasanta) dapprima simbolo specifico di avvenuto pellegrinaggio a Santiago di Compostela, è poi divenuta simbolo generico di pellegrinaggio, anche in terra Santa o presso altri santuari. La conchiglia è rappresentata sia concava, che mostra la parte interna, sia convessa, che mostra quindi la parte esterna.

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