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Il Cavaliere di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme
Il costume fa fede alla documentazione dedicata ai Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme pubblicata sul blog.
Fu poco dopo la Prima Crociata che iniziarono ad affermarsi e mettersi in campo i cosiddetti Ordini Monastico Cavallereschi, scoppiò come una moda, destinata a portare molti di quegli stessi ordini a estinguersi e rimanere solo col nome, a volte nemmeno quello, sui nostri libri di storia. Bisogna però fare una precisazione, nel parlare degli Ordini Monastico Cavallereschi, i quali non vanno confusi con gli Ordini Cavallereschi (e basta): questi Ordini avevano il preciso scopo di proteggere la popolazione civile, i pellegrini. Questi ordini tuttavia rappresentarono al tempo stesso le forze militari più importanti nelle crociate successive e questo portò a divergenze nelle funzioni e negli scopi. Gli Ordini Monastico-Cavallereschi non nacquero, come molti credono, subito dopo la prima Crociata, ma molto prima. L’ordine di cui è stato riprodotto il costume è uno dei più importanti che ancora oggi sopravvive col nome di Ordine di Malta: si tratta dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni dell'Ospedale di Gerusalemme, chiamati anche Cavalieri Ospitalieri. In particolare in questo articolo vedremo i loro costumi, che ancora oggi affascinano milioni di persone in tutto il mondo. Le sole fonti che abbiamo sono quelle di pietra, quelle scolpite nella roccia che sono certamente delle immagini poco colorate poiché raramente venivano coperte con pigmenti colorati e poi abbiamo le fonti scritte, le fonti che costituivano la loro Regola che per l’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri non era dettagliata e chiara circa la divisa e l’armamento dei membri. La regola degli Ospitalieri era enfatica su tali questioni, ma al tempo stesso era difficile garantire che tutti i membri seguissero il regolamento alla perfezione, poiché l’origine dei membri stessi era diversa e non tutti potevano permettersi una cosa o l’altra. Lo Statuto Ospitaliero o le sentenze dei capitoli proibivano varie forme di attrezzature decorate e finemente o riccamente lavorate. I primi dettagli riguardanti la regola comparvero solo nel XIII secolo. L’uniforme dei cavalieri Ospitalieri era una vera e propria divisa, inizialmente però molto più somiglianti alle tuniche dei primi monaci che non ad un particolare ordine. Il colore delle tuniche era il nero (secondo alcuni marrone) ed era spesso indossata sopra l’armatura. Le croci erano cucite sulla tunica e sui mantelli, ma erano cucite in modo da poterle facilmente rimuovere prima di passare in terre non cristiane. Quanto alle pelli e tessuti pregiati erano vietate le pelli di animali selvatici ma non le pellicce utilizzate per foderare i mantelli. Ogni confratello, per comporre la propria uniforme consisteva di tre camicie, tre coppie di calzoni, una cotta, una tunica, un abito monastico con cappuccio, due mantelli uno dei quali rivestito internamente di pelliccia. In merito alla biancheria, ognuno possedeva tre lenzuoli di lino contenuti in un sacco fatto dello stesso tessuto. In questo caso l’uniforme del cavaliere è stata riprodotta solo in parte (camicia, tunica e mantello). Sulla testa ogni confratello indossava una cuffia bianca che prima doveva essere di doppio spessore e più tardi divenne mono strato, semplice. Tranne che durante determinati momenti, la cuffia indossata era coperta da una specie di berrettino che arrivava alle orecchie da ambo i lati e aveva probabilmente uno scopo protettivo, specie quando sopra vi veniva messa la cotta di maglia e infine l’elmo. Prima del 1280, quando ne venne vietato l’uso, era indossato talvolta anche il copricapo a turbante. Tipico dei paesi orientali, il turbante era molto diffuso sia nella moda maschile sia in quella femminile anche nei territori di Gerusalemme e vedere dei cavalieri che lo indossavano fu probabilmente per molti una vera e propria ispirazione, tanto che i francesi che andarono in crociata lo adottarono e lo inserirono nella loro moda, specie i militari. Il turbante, munito di un lembo che serviva a coprire il volto nell’attraversare i deserti non aveva anche una precisa funzione protettiva e non si capisce l’abolizione del suo utilizzo da parte dell’Ordine. Secondo alcuni non fu per motivi di razzismo nei confronti di altre etnie con altri costumi che il turbante fu abolito, ma perché probabilmente non era un indumento strettamente necessario. Anche se erano più monaci che soldati, i confratelli dell’ordine non potevano certo indossare dei sandali (planeaus) né i copri scarpe usati nel mondo islamico (galoches) ma solo normali scarpe da soldato. Solo dalla fine del XII secolo fu permesso portare stivali come già facevano i cavalieri della loro epoca, anche se dato che questi erano fatti di tessuti di un certo costo, l’uso degli stivali dalla fine del XIII secolo divenne limitata ai momenti di vita quotidiana e non per il combattimento. Gli stivali inoltre non dovevano essere appuntiti davanti. All’interno dell’Ordine i cambiamenti sull’abbigliamento erano sempre in atto e la prima regola ufficiale sul costume in funzione della gerarchia giunse solo nel 1259. Ultima parte dell’abbigliamento completo di un cavaliere era quella rappresentata dall’armatura e dalle armi. Inizialmente pare che le armi e le parti di armatura non fossero diverse da quelle comunemente usate all’epoca, la sola differenza stava probabilmente nella mancanza assoluta di elementi di decorazione. Nel XII secolo il corredo bellico del cavaliere consisteva di uno scudo, di un usbergo, di spada e pugnale. Sotto la cotta veniva indossata una specie di maglia trapuntata e lunga che proteggeva anche le cosce e che non è stata riprodotta. La testa veniva protetta oltre che dagli indumenti precedentemente descritti anche dall’elmo. Oltre a spada e pugnale alcuni soldati potevano portare lance corte e mazze da fanteria.
Figura 1 – Cavaliere dell’ordine, tunica senza maniche.
Le armature dell’Ordine erano quasi tutte di importazione europea e non erano realizzate negli Stati Crociati. Il valore delle varie parti dell’armatura era vario e abbiamo fonti da Genova e Venezia.
Figura 2 – Posizionamento della croce piccola sulla tunica.
Figura 3 – Cucitura della croce al petto, a mano con sorfilo sull’orlo
La riproduzione del costume, come scritto sopra, comprende solo la tunica, la camicia ed il mantello. La camicia è in lana, color naturale, cucita interamente a mano, così come il mantello, di lana marrone scuro, con la croce greca cucita sul fianco. La tunica è invece di lino grosso, dello stesso colore del mantello e con una croce greca di dimensioni minori rispetto a quella del mantello, cucita a mano anch’essa.
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