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Il matrimonio di Eleonora d’Angiò con Federico III d’Aragona
Indice
Biografia dei personaggi storici
Riconoscimenti e ringraziamenti
Siti internet ed Enciclopedie online
Biografia dei personaggi storici
I costumi presentati in questo articolo sono dedicati a due personaggi storici vissuti a cavallo tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV. Eleonora d’Angiò e Federico III d’Aragona furono rispettivamente Regina e Re di Sicilia. Come accade per poche regine del Medioevo, le notizie su Eleonora sono molte, anche se in alcuni punti della sua vita frammentarie o assenti mentre della vita di Federico III d’Aragona le notizie sono numerosissime. Eleonora nacque nel 1289, ottogenita (e terza figlia femmina) di Carlo II d'Angiò, Re di Sicilia, e di Maria d'Ungheria. Ben poco si sa dei suoi primi anni di vita, che presumibilmente trascorse nei castelli regi di Napoli.
Figura 1 – Mosaico raffigurante Eleonora d’Angiò nel Duomo di Messina. Nell’immagine accanto si vede invece il mosaico, anch’esso presente vicino al primo e nello stesso Duomo, in cui è rappresentato Federico III d’Aragona.
La prima concreta informazione risale al 1300, quando Eleonora si rivolse a papa Bonifacio VIII pregandolo di scioglierla dalla promessa di matrimonio contratta con Philippe de Toucy. A scrivere è una bambina di undici anni e ci giunge curioso il fatto che sia riuscita a chiedere un intervento cosi importante per la propria vita, in un’epoca in cui le figlie dei Re e dei nobili in generale non avevano autonomia in certe decisioni, come le politiche matrimoniali. Il Papa accolse però la richiesta della giovane e dopo alcune indagini, nonostante la stessa di matrimonio contratta dalla principessa fosse avvenuta in presenza di testimoni, la sciolse. Vi fu nel 1302 un secondo tentativo di farle sposare il Sancio, secondogenito del re Giacomo I di Maiorca, un progetto caldeggiato soprattutto da Giacomo II d'Aragona che tuttavia non andò in porto [1]. Nello stesso anno, dopo una serie di battaglie che vide coinvolti Aragona e Angioini contro la Sicilia, e soprattutto dopo il fallimento della campagna di Carlo di Valois e Roberto, duca di Calabria, contro la Sicilia, la Pace di Caltabellotta, stipulata il 29 agosto 1302 stabili che, per sigillare la pace, nella primavera successiva Eleonora sarebbe andata in sposa a Federico III d'Aragona, dal 1296 re dell'isola di Sicilia. D’altra parte, le trattative di pace avviate con gli Angioini fin da prima della Nascita di Eleonora prevedevano fin dal novembre 1285 il matrimonio di Federico III d’Aragona con una figlia di Carlo d'Angiò, principe di Salerno. Federico d’Aragona era già maturo all’epoca in cui si decise finalmente per le sue nozze, aveva quasi trent’anni, sedici più della giovanissima sposa, di tredici, appena adolescente [2]. Il preparativi per il matrimonio furono lenti e i vari imprevisti che si presentarono per la partenza della sposa, fecero posticipare di diversi mesi la data delle nozze. La partenza di Eleonora per la Sicilia, prevista per l'autunno del 1302, ritardò sino alla primavera del 1303, perché le precoci mareggiate invernali avevano danneggiato la flotta allestita per il viaggio. Le 610 once di spese necessarie per il viaggio della sposa furono reperite attraverso i Bardi e i Peruzzi e Federico III si impegnò a restituirne 140. Il 25 marzo 1303 Eleonora parti finalmente alla volta di Reggio Calabria, dove giunse il 13 maggio. Il suo seguito era composto dal fratello Giovanni, futuro conte di Gravina, da Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, da Ruggero Sangineto, conte di Corigliano, dal vescovo Giovanni di Ravello e da tutta la corte, oltre che dagli emissari di Federico III, venuti ad accogliere la sposa. La futura regina di Sicilia recava con sé anche una ricca dote in gioielli. Alla metà di maggio del 1303, dopo una traversata senza incidenti, Eleonora fu accolta con entusiasmo a Messina, dove in suo onore era stato costruito un nuovo molo. Fino alle nozze soggiornò nell'ospedale gerosolimitano di Messina. Non conosciamo i suoi pensieri e le sue opinioni su queste nozze, rispetto alle prime proposte quando era ancora una bambina e così non conosciamo nemmeno quelli dello sposo, Federico III [3]. Il matrimonio era però importante per entrambe le famiglie che comunque condividevano già legami parentali. Il 26 maggio 1303, giorno di Pentecoste, Eleonora, sontuosamente vestita, accompagnata dai conti di Catanzaro e di Ariano, fu condotta alla cattedrale di Messina, dove l'arcivescovo celebrò le nozze. I festeggiamenti, il cui incredibile splendore contrastava singolarmente con la grave situazione economica dell'isola, si susseguirono per due giorni, al termine dei quali il seguito di Eleonora fece ritorno a Napoli, per espresso ordine di Carlo II. Federico ed Eleonora partirono poco dopo per Palermo. Le fonti tacciono sui primi anni di matrimonio [4], ma sappiamo che da questa unione nacquero ben nove figli a partire dal 1304. Dal 28 agosto 1305, in segno di festa per la nascita dell'erede al trono, Federico diede ad Eleonora., in appannaggio [5]e patrimonio, il castello e la terra di Avola, con la relativa giurisdizione civile e penale. Questa donazione rappresenta una pietra miliare nella storia costituzionale siciliana, in quanto costituì il primo nucleo della Camera delle regine di Sicilia. Seguirono successivamente e sempre in appannaggio anche le città di Siracusa (1314), Lentini, Mineo, Vizzini, Paternò, Castiglione, Francavilla e i casali della Val di Stefano di Briga. Per queste donazioni essa dovette rendere omaggio e prestare servizio feudale al re Federico. Ben presto Eleonora intervenne direttamente nell'amministrazione della Camera, esercitando, di fatto, poteri sovrani su queste terre come un feudatario del suo tempo. Eleonora amministrò saggiamente i suoi feudi e dal 1312, con la ripresa della guerra tra Roberto d'Angiò e Federico III Eleonora iniziò ad occupare un posto rilevante anche nella politica estera facendo da intermediaria nelle questioni tra il casato degli Aragona e quello degli Angioini. La delicata situazione geopolitica dell’epoca comportò anche la formazione di alleanze tra Federico III e l’Impero che comportarono una rottura tra il Regno di Sicilia e il Papato, rottura che chiese ancora una volta l’intermediazione di Eleonora, che però non riuscì a sortire alcun effetto. Solo verso la fine del 1319 Eleonora ottenne da Giovanni XXII la deroga dall’interdetto che aveva colpito tutta la Sicilia, con il permesso di assistere alle funzioni religiose, di scegliere liberamente il proprio confessore, di ricevere l'estrema unzione e infine - a cagione della sua debolezza fisica - di mangiare carne, dopo l'imbrunire, nei giorni di digiuno. Queste scarse notizie giustificano l'ipotesi che Eleonora all'epoca soffrisse di qualche grave malattia. Segue un altro periodo in cui non si hanno notizie di Eleonora. In quello stesso periodo, dopo la ripresa di una guerra tra Federico III e gli Angioini per le terre calabresi, fu firmata una tregua, intermediata dallo stesso Papa Giovanni XXII e poco dopo violata dallo stesso Federico, mossa che gli costò la scomunica. Nonostante questo Federico III, certo di avere ragione nelle proprie pretese continuò nella sua politica, rafforzò l’ereditarietà della corona siciliana, associando al trono Pietro II con titolo di re nel 1321 e, malgrado l'opposizione di Giovanni XXII, nel dicembre 1321 fece deliberare dal Parlamento, riunito a Siracusa, l'incoronazione di Pietro, che avvenne, nonostante l'interdetto, il 19 aprile, giorno di Pasqua. A tale incoronazione presenziò pure Eleonora. La violazione delle tregua da parte di Federico III aveva fatto riprendere le ostilità tra Aragonesi ed Angioini per il dominio delle terre del Mezzogiorno, in particolare quelle calabresi ed erano riprese pure le spedizioni contro la Sicilia. La situazione geopolitica del Mediterraneo non era delle migliori e attuare nuovamente la politica delle alleanze matrimoniali non fu una mossa conveniente come in passato e anzi, essendo la futura nuora figlia di uno dei maggiori esponenti della fazione ghibellina oltre ad essere rivale di Ludovico il Bavaro [6]. La situazione politica peggiorò ulteriormente tanto che verso il 1327 attraverso Giovanni Chiaramonte e probabilmente su consiglio di Eleonora che aveva molto a cuore questa famiglia, Federico III strinse un’alleanza con Ludovico il Bavaro guadagnandosi un alleato, ma perdendone un altro, dato che proprio in quell’anno morì Giacomo II d’Aragona. La lotta intestina alle famiglie angioina e aragonese oltre che tra le fazioni guelfa e ghibellina portarono la Sicilia sull’orlo del baratro a causa delle spese di guerra e delle continue lotte di cui il popolo pagava le conseguenze. In questi ultimi anni la mediazione di Eleonora nelle questioni politiche interne ed estere fu fondamentale ma la brama di potere delle fazioni in lotta ebbe la meglio sulle proposte di pace o di tregua. Nel 1332 pendeva ancora sulla Sicilia la pena dell’interdetto e della scomunica per Federico III; il Papa Giovanni XXII, dalla residenza avignonese [7] scrisse ad Eleonora – negli ultimi tentativi di mediazione con il re – invitandola a riportare il consorte sulla retta via, di tornare in seno alla Chiesa, in cambio di omaggi e favori. Una proposta che valeva dire, soprattutto in quel periodo, di cambiare l’orientamento delle proprie alleanze, specialmente se uno ci teneva alla propria anima, visto che Federico III era stato anche scomunicato. Si presume che in questi anni fu ribadita ad Eleonora la sospensione dall’interdetto, come si diceva all’inizio, ma per il resto le cose restarono invariate sino alla morte del Papa nel 1334. A seguito di tale evento Federico III si ritenne libero dalla scomunica, ma il successore di Giovanni XXII lo smentì rinnovando l’azione punitiva del predecessore anche se l’anno successivo avviò trattative di pace con il Re siciliano, per mezzo di un legato apostolico. Degli ultimi anni di vita di Eleonora e Federico non si hanno tantissime fonti, ma si può presumere che la loro vita fu assorbita dalle vicende politiche del loro regno e che furono numerosi, come lo erano stati per tutta la vita, gli spostamenti sull’isola derivanti dall’incessante necessità di difendere le coste e le città costiere. Federico morì proprio durante uno di questi spostamenti, presente Eleonora. Federico aveva più di sessant’anni e soffriva di gotta [8], durante il viaggio verso Castrogiovanni si ammalò. Decise di mutare la destinazione, per farsi trasportare in lettiga alla più lontana Catania, forse anche per ottenervi l'intercessione di s. Agata. Morì lungo il tragitto, passata Paternò, non lontano da Catania, il 25 giugno 1337, in un ospedale dei cavalieri di S. Giovanni Gerosolimitano. I funerali si svolsero nella cattedrale di Catania, dove fu sepolto. Nel testamento, redatto il 29 marzo 1334, aveva invece chiesto di essere seppellito accanto alla madre nella chiesa di S. Francesco a Barcellona, dove era pure la tomba del fratello Alfonso. In attesa della traslazione in Catalogna, voleva essere tumulato nella cattedrale di Siracusa, dedicata a S. Lucia, nella cui festività era nato. Pietro II avrebbe voluto invece trasferirne il corpo nella cattedrale di Palermo, perché trovasse idonea e significativa collocazione accanto al primo re normanno e agli imperatori svevi. I suoi resti rimasero tuttavia a Catania, dove, per effetto delle vicende sismiche sofferte dalla città e dei rimaneggiamenti della cattedrale, finirono confusi con quelli di altri personaggi della famiglia reale, suoi discendenti. Nel testamento era tornato a rivendicare i diritti sull'intero Regno normanno-svevo, intitolandosi nuovamente Rex Sicilie Ducatus Apulie Et Principatus Capue. Stabilì che gli succedessero sul trono i soli discendenti di sesso maschile o, in loro mancanza, il nipote re d'Aragona e i suoi fratelli e discendenti. Essendogli premorti Manfredi e Ruggero, lasciava, oltre a Pietro e Guglielmino, un ultimo figlio legittimo, Giovanni, per il quale aveva creato il titolo di marchese di Randazzo. Escluse invece dal trono le figlie. Pesa sulla sua memoria il giudizio negativo espresso da Dante, che ne condannò probabilmente le incertezze e i ripensamenti nella politica ghibellina. Con azione oscillante tra temerarietà e cautela, riuscì a impedire che si vanificassero gli effetti dei Vespro, consentendo il mantenimento in vita dei Regno isolano, assicurandone il possesso alla casa d'Aragona e ottenendone la continuità dinastica, ma al prezzo dell'isolamento, di uno stato di guerra continuo e della rinuncia finale, di fatto, a recuperare l'unità con i territori del Mezzogiorno continentale, sicché alla sua morte lasciava il Regno in numerose difficoltà politiche ed economiche che ne preparavano la decadenza. Svolse, con il concorso del Parlamento, una importante attività legislativa, i cui "capitoli", innestandosi sul tronco delle assise normanne e delle costituzioni sveve, in larga parte rimasero in vigore nei secoli successivi e concorsero a sviluppare il corpus della legislazione siciliana. Dopo la morte del consorte Eleonora cercò di uscire dall'ombra e di acquisire maggiore influenza sulla politica siciliana, aiutata anche dal fatto che Pietro II non dimostrava interesse per gli affari di governo. Ben presto, tuttavia, la regina Eleonora trovò una rivale nella consorte di Pietro II, Elisabetta di Carinzia, che cercava di acquisire crescente influenza sul marito e di spianare alla famiglia dei Palizzi, da lei favorita, la strada verso le cariche più elevate. Elisabetta riuscì a prevalere: i Palizzi divennero i più stretti confidenti di Pietro e occuparono le posizioni chiave di gran cancelliere e maestro razionale. Riesplose così la serie di faide interne alle famiglie e la situazione degenerò. Affranta e delusa, ma forse anche stanca dei numerosi insuccessi politici, dovuti alla totale mancanza di ascolto delle parti in lotta Eleonora condusse negli ultimi anni una vita ritirata. Risiedette prima in una piccola villa ai piedi dell'Etna e poi nel villaggio La Guardia, presso Catania, da cui si recava spesso nel vicino monastero di S. Nicolò d'Arena, partecipando alla vita monastica e agli esercizi di penitenza. Mori il 10 agosto 1341 in una piccola cella di questo monastero e fu sepolta nella chiesa di S. Maria dell'Immacolata, in piazza S. Francesco, a Catania.
I costumi
I costumi dei due personaggi storici sono stati realizzati interamente da Katia Foti, membro dell’Associazione Rievocazioni Storico-Religiose di Montalbano Elicona, facente parte a sua volta de "I Borghi più belli d’Italia". I costumi rispondono pienamente alle fonti artistiche dell’epoca, usate per produrre gli abiti dei due sposi. Si tratta inoltre di una rappresentazione, questa, rarissima da incontrare nel contesto della rievocazione storica nazionale poiché richiama proprio il momento delle nozze di quei due personaggi storici, Eleonora e Federico III e non solo il matrimonio inteso in epoca medievale come strumento politico di alleanza. In Italia ci sono diverse manifestazioni che vengono oggi celebrate per ricordare che l’evento della rievocazione ebbe inizio con un matrimonio, ma quasi mai sono presenti i due sposi in abiti nuziali. Questa occasione ci offre dunque la straordinaria possibilità di vedere come si vestivano gli sposi nel Medioevo, quali erano i colori e gli stili. Nel caso specifico, gli abiti di Eleonora e Federico riprendono inoltre le influenze dello stile bizantino, fortemente presente anche nell’arte dell’isola in epoca medievale. I due costumi sono stati realizzati con tessuti diversi, prevalentemente seta e lino, ma anche velluto nell’abito da sposa. I ricami sono invece stati eseguiti interamente a mano, con perizia e abilità artigianali. Le camiciole dei costumi sono in lino bianco (lei) e rosso (lui) finemente decorate ai polsi. Sopra alla camiciola di candido lino, la sposa indossa un abito in velluto bianco ricamato con pietre e perle, cinta in vita da una fine e preziosa cintura anch’essa decorata come l’abito, ma con motivo diverso e caratterizzato nella parte centrale davanti da una preziosa borchia con incastonata una pietra rossa. Cinge la sposa un preziosissimo mantello composto da due drappi: quello inferiore in seta rossa e quello superiore di colore bianco con ricami di perle e filo che riproducono fiordalisi [9]. Il mantello è chiuso sul davanti da una fascia sottile con una borchia uguale a quella della cintura, posta in posizione centrale. Il capo della donna è infine coperto da un candido velo con soggolo e cinto da una corona [10], anch’essa impreziosita con perle e pietre.
Lo sposo indossa sulla camiciola rossa, una tunica di damasco dorato, sulla quale è indossato anche un loron, un particolare tipo di paramento altamente decorato e prezioso, realizzato in panno rosso; in richiamo a quello del mantello e della camiciola. Il mantello dello sposo è stato realizzato in seta e cotone pesante e bordato sul davanti da una preziosa passamaneria il cui colore richiama quello della fodera; è chiuso sul davanti da due preziose borchie unite da una catena. L’uomo indossa infine una corona, decorata con pietre e piccolo perle incastonate; sormontata da piccoli gigli.
I guanti
I guanti da uomo sono realizzati in velluto nero e l’aquila sul palmo color oro è stata ricamata a mano su telaio.
Figura 2 - Il dorso dei guanti ricamato con perle, filo d’oro e pietre preziose
Figura 3 – I guanti da uomo, con l’aquila imperiale ricamata in filo d’oro.
In epoca medievale re ed imperatori potevano vantare guanti interamente in seta e coperti di perle e pietre preziose. Di questi oggetti regali, oggi sono sopravvissuti alcuni unici esemplari, tra cui i guanti di Federico II di Svevia, antenato di Federico III e oggi custoditi presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Figura 4 – Guanti originali da cerimonia di Federico II di Svevia custoditi a Vienna, nel Kunsthistorisches Museum.
I guanti di Eleonora d’Angiò sono invece stati realizzati anch’essi in seta bianca e decorati interamente a mano con filo d’oro e perle di piccole dimensioni lungo il dorso della mano, mentre al centro sono stati abbelliti da una perla più grande e quattro gemme color smeraldo.
Figura 5 – Guanti di Eleonora d’Angiò, anch’essi ricamati con filo d’oro e perle. Notare il particolare del ricamo e la precisione dei dettagli.
Curiosità
I due abiti sono stati indossati in occasione del Corteo 2013 e le fotografie, gentilmente concesse da Katia Foti, autrice dei bellissimi costumi, sono invece state scattate nel Castello di Montalbano Elicona, Messina. I costumi sono inoltre stati indossati anche in occasione di un matrimonio vero, dopo la normale cerimonia del mattino presso la Chiesa di Montalbano, nel pomeriggio è stato riproposto il matrimonio storico di Eleonora d’Angiò e Federico III d’Aragona, nella cappella del castello, con relativi festeggiamenti. Per la realizzazione di questi due costumi è stato necessario un intero anno di lavoro, frutto della passione per la storia della propria terra e del proprio lavoro.
Figura 6 – Presentazione dell’autrice dei costumi
Figura 7 – Presentazione dell’autrice
Figura 8 – Il volto della sposa ed i preziosissimi ricami della tunica e del mantello. si nota anche il dettaglio della chiusura del mantello stesso. Da notare il velo candido con finissima bordura e la preziosa corona, ornata con pietre.
Figura 9 – Dettaglio del costume della sposa: la preziosa cintura ed i preziosissimi ricami della gonna dell’abito
Figura 10 – Il velo e la parte alta del drappo bianco del mantello con ricami, visto da dietro. Notare i preziosissimi ricami e le bordure del velo e del mantello, realizzati tutti a mano, con applicazione di perle. In questa immagine si può vedere anche il dettaglio della corona.
Figura 11 – Il preziosissimo mantello, per intero, visto da dietro. Si vede la regolarità con cui ricorrono i motivi (fiordalisi come citano le fonti storiche) eseguiti tutti a mano. Questa fotografia fa riferimento al periodo di realizzazione dei ricami sia sul mantello sia sul velo, ma già si colgono tutti i dettagli.
Figura 12 – La corona di Eleonora d’Angiò, primo piano. Da notare i dettagli delle pietre e della lavorazione dei fili di perle.
Figura 13 – Il costume dello sposo
Figura 14 - Dettagli del costume maschile
Figura 15 – Il prezioso loron del costume maschile. Si possono notare anche i dettagli del damasco della tunica e degli orli delle maniche.
Figura 16 – Dettaglio del loron, nella parte più bassa. Notare la cura dei dettagli nell’0applicazione delle perle. Lo stesso motivo rappresentato sul loron è stato rappresentato nella parte posteriore del mantello, con elaborate passamanerie.
Figura 17 – Il volto dello sposo. Qui si notano molto bene i dettagli delle borchie che servono a chiudere il mantello davanti e fissarlo sulle spalle, i ricami della tunica; la preziosa corona maschile sormontata da gigli ed ornata con pietre incastonate. Da notare anche l’elaborata passamaneria applicata sul bordo, che richiama il colore della fodera.
Figura 18 – Dettagli del mantello, visto da dietro. Si ritrovano sia i preziosi ricami sia la passamaneria in tinta con la fodera del mantello. Da notare anche l’applicazione dell’elaborata passamaneria oro.
Figura 19 – Finalmente sposi! I costumi, realizzati da Katia Foti, esposti insieme indosso nel castello di Montalbano Elicona, Messina. In queste foto è possibile ammirare i costumi per intero, cogliendone ogni minimo dettaglio. Da notare anche i preziosi guanti dell’uomo, anch’essi ricamati a mano.
Figura 20 – Altra fotografia, vista da un’altra angolazione, dei due costumi, cui la sala del castello di Montalbano Elicona fa da bellissimo sfondo. Dietro ai due sposi si nota la preziosa corona di Costanza, moglie di Federico II di Svevia, avo di Federico III d’Aragona [11].
Il castello
Katia Foti mi ha gentilmente passato anche le fotografie del bellissimo castello di Montalbano Elicona, Messina. Il castello fu raso al suolo proprio da Federico II di Svevia, avo di Federico III e quest’ultimo lo ricostruì nel XIV secolo.
Figura 21 – Sale interne del Castello, dove oggi si trovano anche esposti i costumi di Katia Foti.
Figura 22 – Il suggestivo paesaggio invernale con vista sul Castello di Montalbano Elicona, Messina.
Figura 23 – La Cappella Palatina del castello di Montalbano Elicona
Riconoscimenti e ringraziamenti
Un sentito ringraziamento a Katia Foti che mi ha permesso di pubblicare questo articolo dedicato a due personaggi storici ed ai loro splendidi abiti nuziali.
Fonti bibliografiche
Libri
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- Backman, C. R., 2002. The Decline and Fall of Medieval Sicily: Politics, Religion, and Economy in the Reign of Frederick III, 1296-1337. s.l.:Cambridge University Press.
- Burns, . E. J., 2002. Courtly love undressed: reading through clothes in medieval French culture. Philadelphia: University of Pennsylvania Press.
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- Dunbabin, J., 2011. French in the Kingdom of Sicily, 1266-1305. s.l.:Cambridge University Press.
- Heller, S. G., 2007. Fashion in medieval France. Cambridge: D.S. Brewer.
- Houston, M. G., 1996. Medieval costume in England and France. The 13th, 14th and 15th centuries. New York: Dover Publications.
- Lacroix, P., 1860. Costumes historiques de la France. Paris: Ch. De Lamotte.
- Thursfield, S., 2001. The Medieval Tailor's Assistant. Making common garments 1200 -1500. London: Ruth Bean Publishers.
- Thursfield, S., 2015. Medieval Tailor's Assistant: Common Garments 1100-1480. London: Crowood.
Siti internet ed Enciclopedie online
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- —. Federico III d'Aragona, re di Sicilia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995). A cura di Salvatore Fodale. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/federico-iii-d-aragona-re-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29/.
- —. Giàcomo II conte-re di Catalogna-Aragona, detto il Giusto. A cura di Romolo Caggese. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-ii-conte-re-di-catalogna-aragona-detto-il-giusto/.
- —. Giacomo II re d'Aragona - Enciclopedia Dantesca (1970). A cura di Pietro Palumbo. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-ii-re-d-aragona_%28Enciclopedia-Dantesca%29/.
- —. Giacomo II re di Maiorca - Enciclopedia Italiana (1932). A cura di Ramon d'Alos-Moner. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-ii-re-di-maiorca_%28Enciclopedia-Italiana%29/.
- —. Maria d’Ungheria, regina di Sicilia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008). s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-d-ungheria-regina-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29/.
- —. Peruzzi - Enciclopedia Italiana (1935). A cura di Armando Sapori. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/peruzzi_%28Enciclopedia-Italiana%29/.
- —. Pietro Ruffo - Enciclopedia Italiana (1936). A cura di Ernesto Pontieri. s.d. http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-ii-ruffo_%28Enciclopedia-Italiana%29/.
Note
[1] Il matrimonio faceva parte molto probabilmente della politica di alleanze, stipulate anche e soprattutto attraverso matrimoni tra i figli delle principali case regnanti europee, di cui facevano parte gli Aragona, gli Angioini (Angiò).
[2] Federico III d’Aragona nacque il 13 dicembre 1273 (o 1274) nelle terre della Corona d'Aragona dall'infante Pietro d'Aragona, il futuro re Pietro III, e da Costanza di Svevia, figlia di Manfredi re di Sicilia. Il nome che gli fu dato ricordava quello del suo grande bisavolo, l'imperatore Federico II. Dopo la rivolta del Vespro e l'assunzione della corona siciliana da parte di Pietro, accompagnò la regina Costanza in Sicilia, insieme con il fratello Giacomo e con la sorella Violante. Sbarcati a Trapani a metà aprile del 1283, si stabilirono a Messina, rimanendovi a governare la Sicilia dopo che il re aveva lasciato l'isola. Tra le altre cose la sorella di Federico, Violante, aveva sposato uno dei fratelli di Eleonora, Roberto d’Angiò, probabilmente sempre nell’ambito delle politiche matrimoniali per stipulare la pace e il matrimonio fu celebrato nel 1297, poco prima del matrimonio tra Eleonora e Federico.
[3] Già nel 1295 si ipotizzava per lui un nuovo matrimonio, che tendeva però ad allontanarlo dalla Sicilia, avviandolo ad una ambiziosa avventura in Oriente: avrebbe dovuto sposare la pretendente al trono imperiale di Costantinopoli, Caterina di Courtenay, una nipote di Carlo II che tuttavia manifestò contrarietà al matrimonio. Gli storici, seppure con poche notizie, parlano di una relazione di Federico con certa Sibilla Solmella, nobile siciliana. La relazione molto presumibilmente fu vissuta prima del matrimonio con Eleonora d’Angiò e dalla relazione con Sibilla sarebbero nati ben cinque figli naturali, di cui una femmina di nome Eleonora che sarebbe andata poi in sposa a Giovanni Chiaramonte il Giovane, rampollo dei Chiaramonte; famiglia che stava per altro molto a cuore proprio alla stessa Eleonora d’Angiò durante l’amministrazione dei suoi feudi come Regina consorte di Sicilia. Della relazione tra Federico III e Sibilla però ne parlano in pochissimi storici e dunque si tratta di una notizia da prendere con molta prudenza.
[4] Probabilmente Eleonora. accompagnava il re nei suoi viaggi per l'isola, dove sarebbe rimasta tutta la vita
[5] Dotazione o assegnazione beneficiaria di terre che nel medioevo veniva effettuata a favore dei cadetti (istituto che ebbe origine in Francia con Ugo Capeto); in seguito il termine indicò in partic. le assegnazioni fatte a favore dei principi delle famiglie regnanti. Fonte: Vocabolario Treccani: http://www.treccani.it/vocabolario/appannaggio/
[6] Su questo punto le fonti storiche sono molto contradditorie tra di loro perché alcuni sostengono che Pietro II avrebbe sposato la figlia del Duca di Carinzia Enrico II, Elisabetta mentre altre fonti attribuiscono la paternità di Elisabetta non ad Enrico bensì ad Otto III Duca di Carinzia. Può essere stata fatta una certa confusione a causa della omonimia tra l’Elisabetta di Otto III che sposò Pietro d’Aragona con la figlia del Re d’Aragona Giacomo II. Inoltre Enrico ed Otto III erano fratelli e subentrarono insieme agli altri fratelli Alberto e Ludovico all’eredità dei feudi paterni nel 1295.
[7] Lo Schiaffo di Agnani si era già verificato ed aveva avuto inizio nel 1303 con Bonifacio VIII dando vita alla Cattività avignonese. Si tratta in realtà non tanto di uno schiaffo materialmente dato, quanto piuttosto di un oltraggio morale, anche se la leggenda attribuisce a Sciarra Colonna l'atto di schiaffeggiare il pontefice Bonifacio VIII. Tale vicenda è uno degli atti conclusivi del grave dissidio che era sorto da anni tra il papa ed il re di Francia Filippo IV, detto "il Bello", per definire l'eventuale supremazia del potere spirituale su quello temporale, come auspicato dal papa stesso.
[8] La gotta è una malattia del metabolismo caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite infiammatoria acuta con dolore, arrossamento e gonfiore delle articolazioni, causati dal deposito di cristalli di acido urico in presenza di iperuricemia. Il nome deriva dal latino gutta, che significa "goccia" (di liquido). La malattia era conosciuta già nell’Antichità presso Egizi e Greci e varie sono le storie di personaggi storici importanti, anche nel Medioevo, affetti da questa patologia dovuta molto probabilmente anche la cattivo stile di vita e alla cattiva alimentazione, non proprio equilibrata. La malattia sembra avere però anche una componente ereditaria per cui si trasmette di generazione in generazione ed è tutt’ora malattia metabolica oggetto di studi medici.
[9] Vedere immagini
[10] La corona è stata realizzata in ottone, lega metallica di rame (Cu) e zinco (Zn), caratterizzata dal colore dorato, in genere accentuato dalla presenza aggiuntiva di altri elementi metallici.
[11] Vedere l’albero genealogico al link: https://dc559.4shared.com/img/lBZiiTLtei/s24/162de3e7d20/Albero_genealogico_di_Federico?async&rand=0.2626113306500396
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