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I Manoscritti altomedievali e il costume nobiliare. Figure, simboli, vesti e ornamenti della società dal VI al XII secolo.

Indice

Il costume nobile nella miniatura

      Ornamenti e vesti nella miniatura: come sono rappresentati e quali possono essere utilizzati nei costumi

      Particolari tipi di ornamento: pellicce e fodere

Fonti bibliografiche

     Libri

     Siti internet

           Tedesche

           Inglesi

           Francesi

           Italiane

Siti di Enti pubblici e privati

Manoscritti, miniature e copertine

Testi consultati scaricabili online


Il costume nobile nella miniatura

La nobiltà altomedievale deriva da una mescolanza di stili di vita, modi di pensare e tradizioni della cultura aristocratica romana e barbarica. Spesso la nobiltà è oggetto di falsi miti presso la gente perché si cerca di rappresentarla e di farla vedere come la società del lusso e del potere senza però bilanciare questi due elementi e restituire un’immagine vera, credibile e storicamente coerente. Nelle rievocazioni storiche si abusa di nobiltà come quantità di nobili nei cortei e si abbonda in spese in tessuti e materiali spesso fuori tempo e incoerenti rispetto ad un’epoca. Il velluto è tra i tessuti che pur restando un grande lusso, non è di epoca altomedievale [1], così come non sono altomedievali colori eccessivamente sgargianti ma nemmeno eccessivamente spenti e grigi. La nobiltà è ampiamente rappresentata come la classe dominante nei manoscritti miniati altomedievali, dalle scene bibliche alle pagine dedicatorie dei committenti. La nobiltà viene spesso rappresentata in scene di vita quotidiana che danno spunti e notizie su aspetti che non sempre si trovano documentati, come ad esempio la tavola della casa di un nobile. Nella rievocazione spesso e volentieri si creano banchetti che di storico e cibo di una certa epoca non c’è nulla, così sono cene a ingresso prenotato in costume nobile, a base di polenta e fagioli, o con pesce fritto. Un’immagine che non corrisponde al vero perché purtroppo della cultura alimentare altomedievale si sa poco, e poca è l’iconografia di banchetti quotidiani o nuziali che ci permettano di avere qualcosa di più di quello che le immagini possono dire.


Figura 1 – Nozze di Cana, tratte dal Codex Aureus Epternacensis conservato presso il Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, datato alla prima metà del XI secolo. Si nota la tavolata, i servitori e gli sposi, un abbigliamento molto diverso dall’immaginario comune in bianco e nero come gli sposi moderni. Fonte immagine: web e Wikipedia. Nello stesso manoscritto vi sono altre due immagini di banchetti con costumi e sistemazioni completamente diverse da quelle proposte in alcune rievocazioni della stessa epoca.


Anche i cortei nobiliari vengono spesso creati secondo schemi nuovi, di rado corrispondenti a testimonianze storiche precise e che vorrebbero rappresentare anche simbolicamente la gerarchia feudale per cui i poveri sono sempre in fondo dove nessuno li vede.


La maggior parte dei testi miniati occidentali dell’Alto Medioevo, da utilizzare quali fonti iconografiche per trovare informazioni sul costume nobiliare sono generalmente testi sacri: Bibbie, Evangeliari [2], Evangelistari [3], Salteri [4], Breviari [5], Lezionari [6], Sacramentari [7], Benedizionali [8]. Nei testi sacri le scene più rappresentate sono quelle del Nuovo Testamento rispetto al Vecchio, specialmente le scene della vita di Cristo e degli Atti degli Apostoli. È bene ricordarsi che le miniature di questi manoscritti non rappresentano i personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento così come erano al tempo in cui vissero – come vorrebbero mostrare i film – ma come l’autore del manoscritto vede la propria società con i propri costumi – servendosi anche di simbolismi specifici – ed è il motivo per cui le miniature medievali sono un’importante fonte. In alcuni manoscritti particolarmente importanti, specie quelli commissionati dagli Imperatori tedeschi dei secoli dall’VIII all’XI si possono osservare, ad esempio, i costumi imperiali e nobiliari medievali sia maschili sia femminili, notare la loro evoluzione in quei secoli, le varie influenze nei colori e negli stili, i modelli [9]. La rappresentazione delle figure delle famiglie regnanti ha una funzione prevalentemente dedicatoria, essendo esse i committenti nella maggior parte dei casi, ma anche i destinatari di doni da parte di monasteri importanti o alleati che godevano della loro protezione o dei rapporti con loro.


Figura 2 – Dettaglio che ritrae le figure di Enrico Il Leone e la consorte Matilde d'Inghilterra con i Santi Biagio ed Egidio, patroni di Brunswick. Da notare il taglio delle vesti ecclesiastiche indossate dai due Santi, anche se delle vesti nobiliari purtroppo non si vedono benissimo i modelli, mentre è possibile notare che sono ricchissimi i tessuti indossati ed è in ultimo possibile notare anche il numero delle vesti indossate dalle figure rappresentate. L’immagine è tratta dall’Evangeliario di Enrico il Leone, del XII secolo. © Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 171v [10]


Figura 3 – Re Erode concede a Salomè la testa di Giovanni Battista. Salomè e gli altri personaggi sono rappresentati con costumi propri del XII secolo e non quelli in uso al tempo in cui si svolsero i fatti, tanto è vero che Salomè è rappresentata con un modello di veste, molto chiaro questa volta, di tunica superiore, meglio nota come bliaut che normalmente aveva maniche molto ampie che si allargavano in modo sproporzionato già ad altezza dell’avambraccio, mentre in altre rappresentazioni, più rare, il modello è rappresentato con queste maniche con penduli enormi ad altezza del polso. Altresì è possibile individuare il taglio delle vesti maschili, i colori e anche i tessuti, oltre al numero di vesti e in alcuni casi anche alle acconciature e agli accessori. L’immagine è tratta dall’Evangeliario di Enrico il Leone, del XII secolo. © Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 73v [11]


Questo fenomeno – la dedica, rappresentando il committente come il protagonista di una storia – si riscontra anche nei manoscritti di romanzi o opere classiche, ma anche nelle Cronache e negli Annali (Annales) [12] che nell’Alto Medioevo sono però quasi esclusivamente testuali e sono rarissimi gli esemplari miniati, senza contare che molto spesso si tratta di opere inserite insieme con altre in un unico volume: le versioni miniate di questo genere di testi acquisirono diffusione e importanza soprattutto nel Tardo o Basso Medioevo (XIII-XV secolo) [13]. I manoscritti miniati, specie quelli altomedievali sono importanti non solo per le figure che permettono di avere un’idea dei costumi, ma anche per quanto riguarda gli ornamenti (i galloni o le trame di un tessuto). Di rado si trovano nelle altre scene figure nobiliari con tessuti diversi da tinte unite prive di qualsiasi ornamento o accessorio. Questa scarsa rappresentazione di personaggi diversi dalla figura centrale di una miniatura, come poteva essere l’Imperatore, ha una doppia funzione: discriminatoria nei confronti del lettore e simbolica poiché essi, i vassalli, i diplomatici e tutte le altre figure che lavoravano e servivano l’Imperatore non erano al suo pari, ma a lui sottomessi. Il fatto che di rado le figure nobiliari e dei funzionari dell’Impero (o di un Re) abbiano vesti degne del loro titolo o della loro posizione con trame e ornamenti, non significa affatto che a quell’epoca fosse tutto tinta unita per chi non era il Re, perché le biografie a noi pervenute e i reperti tessili dimostrano il contrario [14].


 

  Figura 4 - Monaci di Vivien alla corte di Carlo il Calvo gli consegnano il manoscritto. L’Imperatore (ingrandimento a destra) indossa una tunica di cui si può intuire il taglio paragonandola alle altri, mentre il mantello di forma probabilmente semicircolare o a trapezio (paludamentum), è bordato con una decorazione rossa ed oro, a motivi geometrici, facilmente riproducibili su tessuto, se si volesse fare una riproduzione del costume. Tuttavia da questa immagine non si può capire l’esatta trama del tessuto o il numero di vesti indossate, senza l’ausilio di altre fonti. Immagine tratta dalla Bibbia di Vivien, folio 423r. © Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin [15]


Figura 5 – Si notino i galloni decorativi delle tuniche dei due cavalieri (i figli forse) ai lati del trono, molto simili a quelli dell’Imperatore, seppure siano le sole parti ad essere decorate delle tuniche mentre i mantelli a differenza di quelli imperaili non sono decorati ai bordi. In questa immagine è anche possibile notare che i calzoni del cavaliere erano tenuti fermi da dei lacci annodati dietro al ginocchio mentre ai piedi sono indossate calze suolate (vedere immagini precedenti). Immagine tratta dalla Bibbia di Vivien, folio 423r. © Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 1 [16]


Un esempio è offerto da Notker [17] nella sua biografia di Carlo Magno che riporta un aneddoto in cui «una domenica dopo la messa Carlo decise d’andare a caccia con i nobili del seguito, e ordinò di montare senz’altro a cavallo, senza lasciare il tempo di cambiarsi d’abito. L’imperatore indossava una pelliccia d’agnello da poco prezzo, mentre gli altri erano con l’abito della festa, e quel ch’è peggio, poiché si era in Italia, si erano appena rivestiti sul mercato di Pavia di sete e porpore preziose, che i mercanti veneziani importavano dall’Oriente. Dopo esserseli trascinati dietro per qualche ora in mezzo al fango e alla pioggia, rientrato a palazzo Carlo comandò che tutti quanti si asciugassero al fuoco senza spogliarsi, e li tenne alzati a lavorare fino a notte fonda; il giorno dopo volle esaminare quel che restava delle loro vesti preziose, e constatando che erano ridotte a stracci mostrò loro il suo pellicciotto d’agnello, che non aveva affatto sofferto, rimproverandoli aspramente per aver speso così male il loro denaro.» [18] e lo stesso autore, Notker, nel descrivere la giornata dell’Imperatore, dove ci fornisce anche un’idea del suo vestiario riferisce che si vestiva «più o meno lussuosamente a seconda delle circostanze. Sopra la biancheria indossava una tunica lunga fino al ginocchio e stretta in vita da una cintura. Era l’abito comune a tutti i Franchi, e solo il pregio delle stoffe e la presenza di galloni distinguevano il re e i nobili dai contadini, oltre naturalmente al colore: gli abiti dei poveri infatti erano di lana non tinta, e dunque grigi o bruni, mentre i ricchi vestivano stoffe dai colori vivaci, soprattutto rosso e viola » [19]. Lo storico Alessandro Barbero, nel documentare con numerose fonti la vita di Carlo Magno avverte il lettore che i biografi dell’epoca hanno teso all’esagerazione nel semplificare il modo di vestire dell’Imperatore e «anche se le descrizioni dei cronisti appaiono nel complesso verosimili, non dobbiamo dimenticare il loro risvolto ideologico. Non è affatto detto che Carlo amasse davvero la semplicità del vestire come pretendono Eginardo e ancor più Notker, tutti intenti a celebrare la semplicità, e dunque la superiorità, dei buoni vecchi tempi sul corrotto presente » [20]. Molti sono i manoscritti dell’epoca carolingia che testimoniano la rinascita della produzione libraria di quel periodo, fino al X secolo; numerosi esemplari sono miniati, tra cui vi sono le già citate Bibbie di Carlo il Calvo, nipote di Carlo Magno dove l’imperatore somiglia molto alle descrizioni fornite invece per suo nonno (il richiamo ideologico della rappresentazione). Un’altra rappresentazione di Carlo il Calvo, forse la più nitida, è quella contenuta al folio 5v del Codex Aureus St. Emmeram, custodito presso la Bayerische Staatsbibliothek (BSB Clm 14000) [21]. Nella miniatura a pagina intera, l’Imperatore indossa una tunica azzurra la cui trama decorativa è rappresentata da trifogli disposti in posizioni diverse (forse una rotazione) e anche i mantelli, indossati dalle figure che circondano l’Imperatore riportano, seppure in modo meno chiaro, lo stesso motivo ma con colori diversi (bianco e rosso). Gli ornamenti non sono sempre ben visibili né nitidi, ma del resto nei manoscritti miniati di quei secoli è difficile notare il dettaglio dell’ornamento dei costumi, specie la decorazione dei galloni delle vesti nobiliari essendo figure molto piccole, per quanto curate. Il gallone è rappresentato, ma per la dimensione dell’immagine è difficile distinguerlo, poiché è molto sottile e quindi anche i motivi decorativi non si riescono a vedere, ma non per questo si deve credere che non ci siano o prendere alla lettera queste informazioni riportando su un eventuale costume un semplice cerchio ricamato.


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Figura 6 – Rappresentazione dell’Imperatore Carlo il Calvo, tratta dal Codex Aures © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14000, folio 5v [22]


Ornamenti e vesti nella miniatura: come sono rappresentati e quali possono essere utilizzati nei costumi

L’ornamento è fondamentale nella figura nobiliare dei costumi altomedievali, sia maschili sia femminili perché consentiva di individuare il rango del personaggio [23], ma se non è possibile capire il loro disegno dal manoscritto, come si può ricostruirlo in un costume? Si può fare riferendocisi agli ornamenti delle stesse pagine miniate che sono ricchissimi e sono in molti casi simili – se non gli stessi – dell’arte romanica che si ritrovano nei portali, sugli archi delle chiese e degli edifici di quei secoli fino all’affermazione del gotico [24].

I testi sacri miniati, specie quelli altomedievali, presentano spesso immagini a pagina intera con la raffigurazione dell’Evangelista all’inizio di ogni Vangelo, circondato da due colonne sormontate da un arco, tutti decorati. In altri casi, invece, le decorazioni sono rappresentate da una serie di colonne minori che dividono i capitoli dei Vangeli, limitate da due colonne principali che sostengono un arco interamente decorato con motivi geometrici, floreali o addirittura affini all’arte celtica insulare [25]; colorati in oro o altre tinte vivaci con animali o qualche figura umana. Più generalmente nei testi miniati altomedievali, specie i testi sacri quali Bibbie e Vangeli, la decorazione è rappresentata da cornici quadrate o rettangolari che circondano il testo della prima pagina del capitolo di ogni libro (recto e verso) e somiglia esattamente ad una trama di tessuto come nel Codex Aureus Epternacensis (ff. 38 e 39; ff. 154 e 155) [26].


Questi motivi ornamentali possono essere utilizzati per la riproduzione degli ornamenti dei costumi datati dal VIII al XII secolo. Un altro esempio è l’Evangeliario di Enrico il Leone (Evangeliar Heinrichs der Löwen) custodito presso l’Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel (Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°) in cui non mancano scene di rappresentazione della nobiltà committente il manoscritto miniato in cui i dettagli dei tessuti e degli ornamenti sono ben visibili.


Figura 7 – Incoronazione di Matilde d'Inghilterra [27] ed Enrico il Leone tratta dall’Evangeliario di Enrico il Leone. Dietro il duca inginocchiato appaiono i suoi genitori, il duca Enrico il fiero [28] e la duchessa Gertrude di Sassonia, così come i suoi nonni, l'imperatore Lotario III [29] e l'imperatrice Richenza [30]. Dietro la duchessa Matilde seguono suo padre, il Re Enrico II d'Inghilterra e sua nonna paterna Matilde d’Inghilterra [31] [32]. La metà superiore dell'immagine mostra Cristo circondato da 8 santi vicino alla dinastia Ducale, tra cui Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury. Questa miniatura è interpretata come la ricezione della corona della vita eterna, proprio come la poesia della dedica parla della ricezione della coppia ducale nella Comunione dei Santi. Ciò è indicato anche dal fatto che le persone principesche tengono una croce nelle loro mani. L'iscrizione sul rotolo di pergamena che tiene in mano Cristo parla della croce: " Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24). Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 171v [33]


Figura 8 – Adorazione dei Magi (in alto) e loro successiva visita ad Erode (in basso). Queste miniature, ancora una volta tratte dall’Evangeliario di Enrico il Leone, mostrano vesti e costumi tipici delle corti europee del XII secolo e da cui si possono ricavare informazioni come il numero delle vesti, il loro taglio, ma soprattutto i colori e gli ornamenti dei tessuti e il dettaglio dell’ornamento stesso, fin il dettaglio delle calzature e delle calze indossate nella scena della visita ad Erode. Particolarissimo è l’ornamento dello sfondo della prima scena e della sedia del sovrano nella seconda. Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 20r [34]


Quando si vuole decorare un gallone o si vuole utilizzare un motivo decorativo per un costume, esso deve essere proporzionale ad una striscia di dimensioni non troppo grandi poiché anche nei manoscritti sono abbastanza sottili. La Bibbia di Vivien [35], e La seconda Bibbia di Carlo il Calvo hanno esempi di questo tipo di ornamenti e non solo, vi sono delle pagine che presentano bordi rettangolari che servono a delimitare il testo e contengono anch’essi decorazioni colorate e talvolta persino molto articolate.


Figura 9 – Archi e colonne decorati per bordure. Immagine tratta dalla Seconde Bible de Charles le Chauve, © Bibliothèque Nationale de France, Latin 2, folio 351v[36].


Figura 10 – Decorazione di iniziale decorata. Immagine tratta dalla Seconde Bible de Charles le Chauve, © Bibliothèque nationale de France, Latin 2, folio 30r[37].


Figura 11 – Il Chi-Rho [38] del Vangelo di Matteo, tratto dall’Evangeliario di Lindisfarne dell’VIII secolo d.C. Ingrandimento in basso a destra della figura circolare che si ripete come un frattale per tutto il riempimento del carattere greco, decorato e caratterizzato da vivaci colori. Questo tipo di medaglione può essere utilizzato per la realizzazione di decorazioni ai bordi di tuniche e mantelli. Fonte immagine: Wikipedia [39].

Questi numerosi esempi sono solo una parte del vastissimo repertorio di immagini che possono essere trovate in un manoscritto miniato altomedievale e solo per quanto riguarda gli ornamenti in generale.

Oltre alle forme geometriche, spesso ripetute, altri elementi decorativi che possono essere riportati nei costumi altomedievali, con funzione ornamentale sono gli animali: usati nella simbologia degli Evangelisti stessi. I manoscritti miniati talvolta mostrano l’uso degli animali nelle trame dei tessuti, testimoniato anche dai reperti tessili pervenuti, spesso di lana, lino o seta e di fattura bizantina o islamica, culture nel cui costume l’uso degli animali era molto diffuso [40] [41]. Qualche esemplare di abbigliamento dei secoli dal X al XII in cui è presente l’uso degli animali nelle decorazioni (ricami o tessuti nella trama) è pervenuto sino a noi, ma è doveroso precisare che si tratta di mantelli regali e imperiali [42]. Se si deve ricostruire un mantello nobile o anche solo la tunica superiore, occorre studiare anche le dimensioni e la posizione dell’elemento ornamentale sul costume e molto spesso non bisogna esagerare con l’uso di ornamenti perché il nobile non è mai equiparato, nemmeno nell’iconografia – salvo simbolismi particolari dell’artista – al sovrano o personaggio più importante. Accade in alcuni casi che gli animali, specie nei galloni e nel fondo di un mantello siano rappresentati all’interno di cerchi (medaglioni) o quadri (rombi) a loro volta decorati da spessi bordi. L’esatta funzione di questo includere un’animale o una figura all’interno di una forma geometrica non è nota e sembra essere di importazione orientale, anche se non è da escludere che ci sia un possibile simbolismo legato alle figure geometriche stesse.


 

Figura 12 – A sinistra un fagiano [43] ed un pavone a destra, tratti dall’Evangeliario di Saint-Médard de Soissons, © Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 8850, folio 7r e 8v [44].


Figura 13 – La fontana della vita tratta dall’Evangeliario di Saint-Médard de Soissons, © Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 8850, folio 6v [45]


L’uso degli animali nell’abbigliamento si ritrova anche nei secoli successivi soprattutto nelle divise dei soldati e nell’abbigliamento da torneo, poiché è proprio tra Alto e Basso Medioevo che si diffonde l’uso del simbolismo araldico al fine di riconoscere le famiglie nobiliari e i loro esponenti di spicco che si sfidavano nelle giostre. Il modo di rappresentare gli animali a scopo ornamentale nelle vesti e quello, invece, discriminatorio dell’araldica sono completamente diversi tra loro e non vanno confusi, anche quando i motivi si somigliano, senza contare che l’araldica e i suoi simboli si sono evoluti enormemente durante gli ultimi secoli del Medioevo. Altro motivo che ricorre talvolta con funzione ornamentale sia nei manoscritti altomedievali sia in quelli basso medievali, e, soprattutto nei testi sacri, sono i simboli astronomici: così i trattati astronomici sono una fonte utile perché, specialmente i manoscritti islamici, contengono immagini delle costellazioni rappresentate spesso con creature o comunque figure mitologiche e segni zodiacali. Trovare tali testi è meno difficile di quanto si pensi, poiché nel corso della storia per ogni manoscritto il passaggio di proprietà ne ha favorito la diffusione, al punto che giunti alle biblioteche, esse li hanno in molti casi creato una versione digitale [46]. L’uso dello zodiaco, probabilmente con riferimenti astronomici del calendario, lo si ritrova tanto in testi profani e scientifici quanto in testi sacri. Una rappresentazione, quella dello zodiaco, diffusa anche nell’arte sacra del periodo medievale. Trattandosi in questo caso, come per gli animali e per tutte le figure in generale, di simbolismo, la scelta della figura va fatta orientandocisi con un testo dedicato ai simboli medievali in modo che, creando un abito ex novo, si possa dare come all’epoca un messaggio che non richiede che una sola interpretazione, seppure il pubblico in un corteo fatichi a cogliere spesso anche il dettaglio più evidente.


Non ultimi, i motivi ornamentali vegetali ricoprono una certa importanza e vengono spesso rappresentati nei tessuti e negli abiti delle miniature, specialmente nelle vesti imperiali e sacerdotali, in ogni periodo di tutto il Medioevo. Gli Erbari diventano così un’altra fonte, diffusi sin dalla Tarda Antichità e anche di essi sopravvivono esemplari che sono stati digitalizzati e quindi disponibili per la consultazione. Si tendeva ad attribuire alle piante non i nomi scientifici linneani che oggi siamo abituati a leggere nei testi botanici sotto il nome comune, ma davano nomi anche piuttosto fantasiosi che derivavano dalla forma del fiore, della radice o della foglia e soprattutto all’effetto della parte di una specie impiegata in medicina. Con la diffusione del Cristianesimo anche la nomenclatura delle specie medicamentose subì l’influenza delle associazioni tra natura e sovrannaturale così il Trifoglio pratense, che siamo abituati a vedere come specie diffusissima nei nostri prati divenne simbolo della Trinità e lo si trova spessissimo a decorare i tessuti di mantelli e tuniche di imperatori e figure ecclesiastiche delle miniature altomedievali, anche dei alcuni manoscritti iberno-sassoni [47].


Die ausgewählten Parameter werden für diese Ressource leider nicht unterstützt!Figura 14 – Carlo il Calvo in trono, dettaglio tratto dalla miniatura a pagina intera del Codex aureus von St. Emmeram (IX sec.), folio 5v. Da notare il motivo a trifoglio ripetuto per tutta la trama della tunica azzurra. Il manoscritto è custodito presso la © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14000 [48]


Figura 15 – Ascensione di Cristo. Da notare il motivo a trifoglio che si ripete nella trama delle tuniche e di alcuni mantelli. Miniatura tratta dal Cod. Bodmer 30, del XIII secolo, folio 46v. Il Codice è una raccolta che comprende un calendario, una parte della Bibbia con i Salmi, Cantici e Orazioni. Colonia, Fondation Martin Bodmer [49]


In ultimo si ricordano i restanti motivi ornamentali che ricorrono sia nei manoscritti miniati europei e insulari sia nell’arte romanica e in ultimo, in quella araba, e sono i disegni geometrici o che si ripetono disposti anche specularmente negli archi e nei bordi decorativi delle pagine. Questi motivi possono essere utilizzati per la realizzazione degli ornamenti di bordi di tuniche sia maschili sia femminili e mantelli.


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Particolari tipi di ornamento: pellicce e fodere

Un particolare tipo di ornamento che non aveva solo funzione estetica, ma soprattutto aveva una funzione pratica è l’uso delle pellicce. L’uso delle pellicce e delle pelli è documentato dalle fonti scritte altomedievali, anche letterarie (romanzi), ma non si trova quasi mai in quelle iconografiche, già difficili da interpretare e non se ne capisce la ragione, senza considerare che erano un bene di lusso e quindi un esclusivo appannaggio dell’alta aristocrazia o comunque dei più ricchi. Le rappresentazioni altomedievali di pellicce a ornamento (come bordura o addirittura fodera di abbigliamento) sono molto probabilmente rare perché, come si è già detto, obiettivo del miniatore non era rappresentare la moda, ma i personaggi o le scene dando priorità ai racconti e ai messaggi che si volevano trasmettere attraverso l’immagine. Il problema della carenza di fonti diventa più serio se si considera che anche i reperti archeologici altomedievali sono molto scarsi, in quantità e qualità e, quei rari che potrebbero essere stati trovati in tombe e scavi, sono in tali condizioni che non vengono esposti al pubblico (trattandosi di materiale organico). La funzione pratica della pelliccia è da sempre quella di proteggere dal freddo e solo successivamente acquisì una funzione estetica, simbolo di ricchezza. Si sente talvolta dire, erroneamente, che l’uso della pelliccia nelle rievocazioni è errata poiché non corrisponderebbe alla realtà storica, ma tali affermazioni sono prive di qualsiasi fondamento e prove a proprio sostegno.


Figura 16 – Matrimonio tra Ermengarda di Trencavel e Gausfredo III di Rossiglione [50] tratta dal Liber feudorum maior folio 78v, del XII secolo (1178-1180), custodito presso l’Archivio Generale della Corona di Aragona. Si nota che il mantello dei due sposi è probabilmente foderato di pelliccia, essendo questa spesso rappresentata come una serie di macchie regolari in fila. Tale tipo di rappresentazione della pelliccia si trova anche nell’arte italiana del Basso Medioevo.


L’uso della foderatura, accennato poc’anzi, è un altro tipo d’informazione ricavabile da una miniatura altomedievale, ma è bene ricordare che si tratta di un elemento, la fodera, non sempre apprezzabile poiché l’abbigliamento fino al XII secolo è rappresentato in modo stilizzato e mantelli e maniche lunghe di abiti femminili vengono a volte mostrati in “movimento”, mostrando anche la parte interna, del medesimo colore di quella esterna, solo l’uso di colori diversi e contrastanti, o con una trama differente da quella esterna fa pensare ad una possibile foderatura. In alcuni casi la trama interna degli indumenti, specie mantelli e tuniche dalle maniche svasate, è identica a quella esterna e ciò suggerisce non tanto una doppiatura del tessuto, piuttosto un tessuto il cui disegno faceva parte della sua stessa trama [51].


Figura 17 – Cristo nella Mandorla [52], con i simboli dei Quattro Evangelisti. L’immagine è tratta dall’Evangeliario di Enrico II del XI secolo, Reichenau. Il manoscritto è un raro esemplare della miniatura tedesca altomedievale. © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4454 [53]. In questa miniatura si nota che il mantello di Cristo presenta eguale trama sia all’esterno sia all’interno.


La miniatura altomedievale, come poi quella bassomedievale descritta a seguito, fornisce talvolta informazioni anche sul numero delle vesti indossate, seppure non sempre sia possibile taglio, modello e decorazioni delle eventuali sottovesti. Oltre ai modelli, ai colori, ai tessuti, numero di vesti e alle decorazioni o ornamenti, i manoscritti miniati altomedievali danno informazioni su alcuni complementi d’abbigliamento o accessori come le cinture (come erano portate) e i copricapi (i veli delle donne). La forma e l’eventuale decorazione del velo ovviamente dipendeva dal rango, seppure siano tutti rappresentati nello stesso modo, con differenze di lunghezza o colore. Un’analisi comparata tra le fonti iconografiche, i manuali di storia del costume e le fonti tessili ed archeologiche permette però di risalire ai modelli più in uso per le donne.


Figura 18 – Storia di Rebecca, la moglie di Isacco (Genesi 24) madre di Giacobbe ed Esaù. La miniatura è tratta da un Pentateuco del VI secolo, essendo in caratteri onciali e anche la descrizione fornita del manoscritto ne documenta la datazione a partire da quel periodo, pur essendoci state successive modifiche in epoca carolingia. Si notino i costumi: quelli maschili sono molto somiglianti a quelli altomedievali delle miniature carolingie mentre quelli femminili ricordano ancora molto quelli delle donne romane, così come le acconciature e l’assenza di velo che era rappresentato dalla palla, il drappo rettangolare avvolto intorno al corpo delle donne e usato anche per coprire il capo. L’ambiente più romano che medievale è testimoniato anche dalla presenza degli schiavi di pelle scura (della Numidia). Si tratta di uno dei più antichi manoscritti miniati oggi pervenuti. L’immagine è tratta dal Pentateuco, © Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, NAL 2334, folio 21r [54]


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Figura 19 – Natività di Cristo e Visita dei Magi. Dettagli delle miniature rappresentati Maria, dove si possono vedere, seppure non sia chiarissimo, i modelli di velo che nell’immagine a sinistra è una palla del tutto identica a quella romana mentre a destra il velo è quello semicircolare in uso nell’Alto Medioevo, che veniva talvolta portato dietro alle spalle formando una sorta di soggolo. Esisteva inoltre un modello di velo circolare molto grande con al suo interno un buco più piccolo per il volto. L’immagine è tratta dal Pericopio di Enrico II (XI sec.), © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4452, folio 9 [55]


 

Figura 20 – Natività di Cristo e il viaggio a Gerusalemme, dettagli delle miniature. Le immagini presentano i due modelli precedentemente descritti dei veli in uso in epoca altomedievale. Le immagini sono tratte dai fogli 9 e 14 del Pericopio di St. Erentrud di Salzburg (XI-XII secolo), © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 15903 [56]


Figura 21 – Due possibili schemi della forma del velo ricavabile dalla miniature precedente. In realtà le forme potrebbero essere molto di più: esistono forme rettangolari anche se poco documentate, derivate dalla palla romana femminile (Holkeboer, s.d. e Cleland, et al., 2007) anche se la forma medievale è decisamente più piccola di quella classica; sia la palla sia il velo semicircolare hanno il vantaggio di poter essere avvolte intorno al capo e anche per questo motivo, non sempre è possibile apprezzarne la forma, una volta aperto.


Una nota di precisazione è doverosa per quanto riguarda gli accessori: nei manoscritti altomedievali è talvolta possibile individuare solo la loro presenza o assenza, specie per le cinture, legacci per sorreggere le calze, scarpe, spille, anelli o orecchini. I dettagli di questo tipo di accessori, specie i materiali e le decorazioni sono da ricercare nelle fonti archeologiche in riferimento al periodo o al secolo che interessa, per una determinata riproduzione o ricostruzione, specie se tali accessori vanno abbinati ad un preciso tipo di abbigliamento e a una precisa figura. La maggior parte dei reperti archeologici sono in oro, argento, bronzo o ferro per quanto riguarda i gioielli; pelle e parti metalliche per quanto riguarda cinture e scarselle e infine argilla, ceramica e altri materiali per quanto riguarda invece oggetti d’uso quotidiano, utensili e altro che nelle rievocazioni di rado sono riprodotti fedelmente e loro presenza è confermata ancora una volta nelle miniature e nell’arte. Riprodurre questi oggetti oggi non è affatto semplice [57] e quindi non è facile trovare nemmeno nei mercatini del settore questo tipo di oggetti (che sono tra i più ricercati), seppure oggi aumenta il numero di artigiani dediti alla riproduzione di questi manufatti, utilizzando materiali meno preziosi [58]. L’oggettistica, specie quella preziosa o comunque da associare a personaggi importanti nella società altomedievale, può essere realizzata sia riproducendola da reperto, sia ex novo ossia utilizzando le medesime decorazioni dei manoscritti miniati (specie quelle all’interno di forme circolari e cornici). L’analisi delle fonti miniate e di quelle archeologiche dei secoli dell’Alto Medioevo nord europeo mostra una certa somiglianza nelle decorazioni, specie quelle di origine celtica: analizzando ad esempio l’Evangeliario di Lindisfarne (British Library, Cotton MS Nero D IV) già citato negli esempi di fonti miniate manoscritte per le decorazioni da abbigliamento, si nota che le stesse decorazioni presenti nei medaglioni circolari delle pagine tappeto (carpet pages) sono presenti anche nei manufatti metallici (specie i torques [59], fibule e altri gioielli, armi, ecc.) e quindi è possibile utilizzare anche quelle decorazioni per creare ex novo dei nuovi oggetti relativi ad una certa epoca. La scelta è sempre relativa anche ai propri gusti che però non devono mai venir meno al rigore storico necessario: se una decorazione di un manoscritto piacesse più di quella presente in un originale, la si può utilizzare senza scendere nell’esagerazione perché molto spesso è meglio realizzare qualcosa di sobrio e semplice che qualcosa di grossolano.


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Figura 22 – Esempio di confronto tra una fibula del VIII secolo d.C. in lega di rame di fattura germanica, originaria dell’Isola di Gotland (Mar Baltico) e a fianco la sua rielaborazione per ottenere il disegno della decorazione, © British Museum (ID: 1921,1101.139 [60]); mentre a destra è presente una decorazione del tutto simile del medesimo periodo, tratta però da un anello decorativo del folio 27r dell’Evangeliario di Lindisfarne (British Library, Cotton MS Nero D IV)


Le calzature che fanno parte degli accessori di vestiario sono rappresentate in modo abbastanza chiaro in epoca altomedievale, sfatando i miti presentati dai media e dalle rievocazioni. Il caso della calzatura non è diverso da quello degli accessori elencati in precedenza e dagli elementi di vestiario poiché nella miniatura altomedievale è possibile, nel più fortunato dei casi, individuare i modelli e le forme, ma quanto a materiali ed eventuali lacci o decorazioni, è il caso di dirlo, bisogna ancora una volta confrontare l’informazione del manoscritto con altre fonti, archeologiche soprattutto. Le calzature storiche sopravvissute fino ad oggi sono state rinvenute in tombe e sepolcri di personaggi importanti e ne deriva che mentre di modelli aristocratici si hanno dei riferimenti storici, molto più scarsi sono quelli delle classi borghesi e più umili. Le calzature sono, tra le altre cose, gli accessori più ricercati nell’ambiente della rievocazione storica e sono pochissimi gli artigiani che si dedicano alla riproduzione di esemplari coerenti, secondo le fonti storiche, alle diverse epoche. Realizzare una calzatura, anche quando si dispone di cartamodelli [61], non è facile e richiede strumenti e tecniche che non tutti hanno. Ne consegue che spesso, nei cortei storici sfilino calzature tutt’altro che coerenti con l’epoca che si vuole rappresentare, esclusivamente moderne. Un esempio è offerto dal confronto che segue tra la fonte iconografica presa da un manoscritto medievale del periodo XI secolo e le immagini dei manuali, oltre alla fonte archeologica. In questo esempio si nota come non sempre tra loro le fonti concordino nel mostrare le immagini, sui diversi modelli tra abbigliamento ed accessori, rispetto al medesimo periodo storico.


Figura 23 – Imperatore Ottone III in trono con la corte, XI sec. Si notano in questa miniatura i vari tipi di calzatura storica in uso all’epoca di Ottone III, non solo dalle figure nobili ma anche da quelle ecclesiastiche. L’immagine è tratta dall’Evangeliario di Ottone III, © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4453, folio 24 [62]


Figura 24 – Da sinistra: tre diversi modelli di calzatura altomedievale del XI secolo (modelli nobiliari). Fonte: (Norris, 1998, p. 58)


Figura 25 – Scarpa sassone (o normanna) del periodo X-XI secolo, in pelle (piede sinistro). La scarpa è cucita con un solo strato tra suola e tomaia (la parte che copre la parte superiore del piede), in modo che quest’ultima cinga il piede fino alla caviglia con un lembo più lungo. Il reperto è stato trovato a York ed oggi ospitato al © Museo di Londra (ID: NN15476) [63]


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Fonti bibliografiche

Le fonti sono le stesse utilizzate già nella prima parte dedicata al tema ‘manoscritti e costumi’, tuttavia la riproponiamo per comodità del lettore e dello studioso che si servono di questa pagina. Per il dossier e l’indice completo degli argomenti sinora pubblicati di questo studio: http://armadiodelmedievalista.blogspot.it/p/come-si-realizza-un-costume-medievale.html


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https://commons wikimedia org/wiki/Category:Grandes Chroniques de France BNF FR 2813)

https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Très Riches Heures du Duc de Berry


Tedesche

Inglesi

Francesi

Italiane

Siti di Enti pubblici e privati

Duomo di Fidenza - https://www.museoduomofidenza.it/

Duomo di Modena - https://www.duomodimodena.it/

Duomo di Parma - https://www.cattedrale.parma.it/

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Manoscritti, miniature e copertine

Per alcuni manoscritti digitali di alcune biblioteche, ad eccezione di quelle che distribuiscono in tutto o in parte il loro materiale sotto licenza di Pubblico Dominio, o con licenze Creative Commons (CC) e affini, non è stato possibile riprodurre alcuna immagine a causa delle restrittive disposizioni sul copyright. In questo elenco sono citati tutti i manoscritti utilizzati quali fonti iconografiche di riferimento a sostegno delle argomentazioni scritte, anche quelli di cui non è stato possibile riprodurre alcuna immagine. Sono stati utilizzati manoscritti datati dal VIII al XV secolo, provenienti dalle principali Biblioteche europee. Per alcuni manoscritti sono stati elencati i link di riferimento per le informazioni sul manoscritto, e, quando presenti, i link dove il manoscritto o la serie con medesimo titolo, sono consultabili online.


L’elenco e la ricerca bibliografica dei manoscritti consultati per la ricerca di questo articolo, sono stati compilati grazie anche al seguente sito: Manuscript Miniatures consultabile al link: http://manuscriptminiatures.com/ dove è possibile svolgere una ricerca per parametri e trovare i manoscritti miniati e loro allocazioni, anche online.


  • Ab urbe condita (Les decades de Titus Livius, Tito Livio) – British Library, Royal 15 D VI

w Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=7741

w Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 15 e vi

· http://www.johannesoffenbarung.ch/bilderzyklen/trierer1.php

· https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Trierer Apokalypse?uselang=de – Wikimedia Commons

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8813&

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 12 c xix

  • Bestiario Royal 12 F. xiii – British Library, Royal 12 F. xiii

· Rif. Info http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=95

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 12 f xiii

· Rif. Info: http://www.themorgan.org/collection/Crusader-Bible

· Rif. Manoscritto: http://www.themorgan.org/collection/Crusader-Bible/thumbs

  • Bibbia di Holkham (Holkham Bible) – British Library, Add. MS 47682

· Rif. Info: http://www.bl.uk/onlinegallery/sacredtexts/holkham.html

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Add MS 47682

w Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8520

w Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 19 D II

  • Bibbia istoriata (fino al Libro di Ester) – Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 9685 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b90613966)
  • Bibbia istoriata (Bible historiale, Guyart des Moulins) – British Library, Royal 15 D III

w Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=7246

w Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 19 D III

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8525

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Harley MS 1526

  • Bibbia moralizzata (Bible moralisée) – British Library, Harley 1527

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8524

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Harley MS 1527

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0006/bsb00066287/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00066287

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· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0008/bsb00082370/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00082370

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· Vol I (Rif. I https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b85410155)

· Vol II (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8550862j)

  • Biblia Sancti Petri Rodensis - Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Latin 6

· Vol I (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b85388026)

· Vol II (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8538801s)

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· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 6 E IX)

· Vol I – Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5187 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b55007510d)

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· Vol III – Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5189 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b55007511v)

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· Rif. Versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00057171

  • Codex Eyckensis – Trésor de l'église Sainte-Catherine, Maaseik (Rif. http://depot.lias.be/delivery/...pid=IE5258806)
  • Codex Manesse – Universitätsbibliothek Heidelberg, Cod. Pal. germ. 848. Immagini distribuite secondo Creative Commons (CC-BY-SA 3.0).

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· Rif. Manoscritto: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/cpg848/0243).

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0008/bsb00080685/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00080685

  • Cronaca del mondo in versi (Weltchronik in Versen) – Bayerische Staatsbibliothek, BSB Cgm 5

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0007/bsb00079954/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00079954

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6549

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 10 e iv

  • Decretum Gratiani (1170 ca.)Bayerische Staatsbibliothek, Clm 17161

· Rif. Versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0006/bsb00065191/images/

· Rif. Versione nuova: https://pracht-auf-pergament.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00065191

  • Der starke Rennewart (Willehalm) – Bayerische Staatsbibliothek, BSB Cgm 193,V

· Rif. Versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0004/bsb00047861/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00047861

  • Dialogus de laudibus sanctae crucis – Bayerische Staatsbibliothek, BSB Clm 14159

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0001/bsb00018415/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00018415

· Rif. Versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0007/bsb00072196/images/

· Rif. Versione nuova: https://pracht-auf-pergament.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00072196

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=7931

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Harley MS 2821

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=7932

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/Viewer.aspx?ref=harley ms 2820 fs001r)

  • Evangeliario di Echternach – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 9389 (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b530193948)
  • Evangeliario di Enrico II – Staatsbibliothek Bamberg, Msc. Bibl. 95. Il manoscritto fa parte della serie della Biblioteca Enriciana

· Rif. Info: https://www.staatsbibliothek-bamberg.de/index.php?id=1501

· Rif. Manoscritto: http://bsbsbb.bsb.lrz.de/~db/0000/sbb00000056/images/index.html

  • Evangeliario di Enrico III (o Codex Aureus di Speyerer) – El Escorial, Real Biblioteca, Cod. Vitrinas 17. Il manoscritto purtroppo non è disponibile per la consultazione online, tuttavia su Wikimedia Commons, è possibile trovare alcune miniature distribuite sotto licenza di pubblico dominio: Codex Aureus (Speyerer Evangeliar.
  • Evangeliario di Enrico il Leone (Evangeliar Heinrichs des Löwen) – Herzog August Bibliothek in Wolfenbüttel. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°

· Rif. Info: https://diglib.hab.de/?db=mss&list=ms&id=105-noviss-2f

· Rif. Manoscritto: https://diglib.hab.de/wdb.php?dir=mss/105-noviss-2f&distype=thumbs).

  • Evangeliario di Godescalco – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, NAL 1203 (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000718s)
  • Evangeliario di Lorsch – Noto anche come Codex Aureus di Lorsch, il manoscritto fa parte di una serie di testi appartenuti in epoca medievale al Monastero di Lorsch dove risulta registrato dal 830 fino al XV secolo. Quando la biblioteca del monastero divenne proprietà del principe Ottheinrich del Palatinato nel XVI secolo fu accorpata a quella preesistente di Heidelberg. Dopo che ne divenne proprietario nel XVII secolo il principe Massimiliano di Baviera il manoscritto fu diviso in due tre parti, una rimase a Roma ed è oggi conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana mentre l’altra dopo alcuni passaggi giunse alla Biblioteca Naţională a României “Alba Iulia” dove si trova tutt’ora. Il pannello frontale in avorio, la cui immagine è stata riportata anche in questo articolo, invece è ospitato presso Victoria and Albert Museum e consultabile all’indirizzo: https://collections.vam.ac.uk/item/O113554/front-cover-of-the-lorsch-gospel-cover-unknown/. La parte con i Vangeli di Marco e Matteo dell’Evangeliario è il frammento ospitato in Romania presso la Biblioteca Nazionale della Romania (Biblioteca Naţională a României) di Bucarest e consultabile all’indirizzo: https://bibliotheca-laureshamensis-digital.de/view/bnr msrII1, il portale della Biblioteca dell'Università di Heidelberg. dove è anche possibile consultare tutto il manoscritto, compresa la seconda parte con i Vangeli di Luca e Giovanni di proprietà dello Stato del Vaticano. L’intero volume digitale, diviso nelle due parti, è consultabile online presso il sito della Biblioteca dell'Università di Heidelberg all’indirizzo: https://bibliotheca-laureshamensis-digital.de/view/lorscher evangeliar. I termini di utilizzo dei tre frammenti dipendono dai custodi attuali: solo il pannello e la prima parte dei Vangeli, quelli custoditi presso la Biblioteca Nazionale della Romania sono riproducibili solo ed esclusivamente per fini divulgativi, culturali non commerciali. Per quanto riguarda la Biblioteca Nazionale della Romania le immagini sono disponibili ai sensi del regolamento del Creative Common con licenza BY-NC-SA.
  • Evangeliario di Lotario – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 266 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8451637v)
  • Evangeliario di Ottone III - Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4453 (Rif. http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0009/bsb00096593/images/)
  • Evangeliario di Saint-Denis - Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 9387 (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b550014262)
  • Evangeliario di Saint-Médard de Soissons – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 8850 (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452550p)
  • Evangeliario di San Gallo – St. Gallen, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 51 (Rif. https://www.e-codices.unifr.ch/de/list/one/csg/0051)
  • Evangeliario di Treviri – Bibliothèque de la cathédrale Saint-Pierre de Trèves, Ms.61 / 134
  • Evangeliario ottoniano – Si tratta di un manoscritto quasi anonimo datato al terzo quarto del XI secolo e realizzato probabilmente presso l’Abbazia di Echternach (da cui uscirono altri importanti manoscritti miniati in epoca precedente). Il manoscritto è attualmente ospitato presso la British Library di Londra, Harley MS 2821.

· Rif. Info: https://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Harley MS 2821

· Rif. Manoscritto: https://www.bl.uk/manuscripts/Viewer.aspx?ref=harley ms 2821 fs001r

· Rif. Versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0004/bsb00046506/images/

· Rif. Versione nuova: https://pracht-auf-pergament.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=-bsb00046506)

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6533

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 20 B XX

· Vol. I – Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5087 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b550098052)

· Vol. II – Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5088 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b55007168j)

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8711

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 20 D IV

  • Lancillotto del Lago (Lancelot du Lac, Gautier Map) – Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 112

· Vol. I (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8527587p)

· Vol III (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8527589h)

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0001/bsb00012920/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00012920

  • Le "Pseudo-Clementine" – St. Gallen, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 86 (Rif. https://www.e-codices.unifr.ch/it/list/one/csg/0086)
  • Le Grandi Cronache di Francia (Les Grandes chroniques de France). Si tratta di una raccolta di cronache, compilate a partire dal XIII secolo che documentavano le vicende dei sovrani francesi a partire dalle origini dei Franchi dai Troiani fino all’epoca in cui i manoscritti furono realizzati. L’opera nel suo complesso racconta le vicende delle dinastie Merovingia, Carolingia e Capetingia dei re di Francia, con miniature numeroisssime raffiguranti personaggi e gli eventi narrati. Si tratta di una produzione iniziata per volere di Re Luigi IX, detto il Santo. Si stima che tutta l’opera sia rappresentata da ben 130 manoscritti databili dalla seconda metà del XIII secolo fino al XV e tra essi vi sono alcuni testi interamente dedicati ai più importanti sovrani francesi tra cui Carlomagno. Esistono numerosi manoscritti e diversi esemplari giunti sino a noi, anche se i più pregiati in assoluto sono quelli di Jean Fouquet del XV secolo. Come accade per il Roman de la Rose, anche in questo caso si tratta di un’opera i cui manoscritti singoli sono sparsi in diverse biblioteche, anche se la maggior parte sono consultabili online. I manocritti della British Library sono stati citati, riportando il link che possiede le immagini di Pubblico Dominio, per consultare online i manoscritti occorre selezionare la collocazione e cercarla su internet.

· British Library, Royal MS 16 G VI (Rif. http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8469)

· British Library, Royal 20 C VII (Rif. http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8466)

· Principi della Casa Reale di Francia – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 2608 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8451604g)

· Carlo V e Carlo VI – Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 2813 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84472995)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 6465 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b10538041t)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 2609 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b10507341p)

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8148

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Yates Thompson MS 13

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6439

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Yates Thompson MS 3

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6440

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Yates Thompson MS 27

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8361

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Harley MS 4431

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 309 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b105295945)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 311 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b52504906t)

· Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5080 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b7100627v)

  • Miscellanea (X secolo) – British Library, Additional 24199

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6785

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Add MS 24199

  • Miscellanea: manoscritto che contiene tre diversi testi i cui titoli sono rispettivamente i seguenti in elenco. Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Latin 5690 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84386221)

· Dictys Cretensis, De bello Trojano libri sex

· Florus , Historiarum Romanarum epitomeTitus Livius

· Historiarum decades prima, tertia et quarta

· Rif. Versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0007/bsb00070697/images/

· Rif. Versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00070697

· Rif. Vol. I http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8449047c

· Rif. Vol. II http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8449048s

· Bibliothèque de l'Arsenal, 3338 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000294f)

· Bibliothèque de l'Arsenal, 5210 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000297p)

· Bibliothèque de l'Arsenal, Ms-5226 réserve (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b60002983)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1575 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b60003333)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 25526 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000369q)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1567 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000325j)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1665 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000336b)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 9345 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000341n)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 12589 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000344w)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1561 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000319t)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1564 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b60003229)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1576 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000334h)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 19156 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000357h)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 12588 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000343g)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1565 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000323q)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Rothschild 2801 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000378p)

· Bibliothèque nationale de France, Français 380 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b60003014)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 12595 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b60002167)

· Bodleian Library, MS Douce 195 (Rif. http://bodley30.bodley.ox.ac.uk:8180/luna/servlet/view/all/what/MS.%20Douce%20195?os=150)

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8755

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Royal MS 1 d x

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0002/bsb00027174/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00027174

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6467

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/fulldisplay.aspx?Ref=Royal MS 2 b vii

  • Salterio di Arundel o di Eadui – British Library, Arundel 155

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=86

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Arundel MS 155

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0005/bsb00056556/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00056556

  • Salterio di Melisenda – British Library, Ms. Egerton 1139

· Rif. Info: https://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8095

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Egerton MS 1139

· Rif. versione indicizzata: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0006/bsb00064970/images/

· Rif. versione nuova: https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&lv=1&bandnummer=bsb00064970&pimage=00064970

· Rif. Info http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8572

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Add MS 10292

  • Storia della conquista del mondo – Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Supplément Persan 206 (Rif. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84229930)
  • Storia universale (Libro della Storie Antiche) – British Library, Additional 15268

· Rif. Info: http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8326

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=add ms 15268

  • Storie d’Oltremare (Histoire d'Outremer) – British Library, Yates Thompson 12

· Rif. Info http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8129

· Rif. Manoscritto: http://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Yates Thompson MS 12

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 9198 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8451109t)

· Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 9199 (Rif. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b105325908)


Testi consultati scaricabili online


Note

[1] In realtà la data precisa dell’ingresso del velluto nella moda occidentale non è nota, ma la maggior parte delle fonti iconografiche e anche scritte su questo particolare tipo di tessuto che imita di fatto un vello finissimo di colore intenso, risale almeno a dopo il Duecento. Qualche fonte non certa e anonima attribuisce l’invenzione agli Arabi, ma in realtà questi erano celebri produttori e commercianti in seta e tessuti serici da Oriente a Occidente.

[2] Prevedeva la versione integrale dei Vangeli prevista dal canone, ed è tra i più importanti libri liturgici. (Norbert, 2007)

[3] L’Evangelistario, invece, chiamato anche Libro delle pericopi (pron. perìcope) conteneva solo i brani evangelici (appunto le perìcopi) che venivano recitati durante le veglie dei monaci e le celebrazioni solenni, secondo l’ordine previsto dal Calendario liturgico. (Norbert, 2007)

[4] Libro in cui sono raccolti i centocinquanta salmi dell'Antico Testamento, recitati nella liturgia cristiana nel corso della settimana secondo le varie ore canoniche. Tradizionalmente attribuiti al re Davide e ai musici della sua corte, i salmi sono inni in lode della divinità, con i quali si chiedono l'aiuto e il perdono del Signore. Con l'avvento del cristianesimo e per tutto il Medioevo essi vennero interpretati in termini cristiani. Nel Medioevo possono essere distinte tre tipologie fondamentali di salteri: biblici, liturgici e feriali. I salteri biblici contengono il Libro dei Salmi dell'Antico Testamento, in una o più delle tre versioni di salteri Girolamo, talvolta con le sue prefazioni e occasionalmente con glosse marginali o interlineari. I salteri liturgici sono strutturati in modo tale da facilitare la recitazione dei salmi nella pratica devozionale cristiana. I salteri liturgici comprendevano anche altri testi in aggiunta ai salmi, di solito un calendario liturgico all'inizio e ancora cantici biblici (testi analoghi ai salmi, tratti da altri libri della Bibbia), professioni di fede cristiana nonché la litania dei santi, che seguivano il testo principale. Il calendario e la litania spesso forniscono una testimonianza circa la destinazione del salterio, grazie alla scelta dei santi elencati. I salteri liturgici erano utilizzati per la preghiera comune e spesso nel Tardo Medioevo costituirono una parte del breviario, un libro liturgico contenente i salmi, quale parte dell'insieme dei testi adottati per la celebrazione delle feste liturgiche nel corso dell'anno. I salteri feriali, che devono il loro nome alle feriae, ossia i giorni lavorativi, hanno una relazione più stretta con la celebrazione formale dell'ufficio divino nel coro della chiesa, poiché comprendono non soltanto tutte le componenti della liturgia, ma anche gli invitatori, le antifone e i versetti che vengono cantati unitamente alla recitazione dei salmi. Alcuni salteri feriali contengono la musica per queste componenti cantate e vengono quindi definiti salteri feriali con notazione musicale. Talvolta i salteri feriali presentano note rubricate oppure istruzioni circa la recitazione dei salmi; essi possono inoltre costituire un volume oppure una sezione di un breviario. Il salterio fu il principale libro di preghiera per la devozione religiosa individuale fino al 1300 ca., quando cominciò a perdere popolarità in favore del libro d'ore. Il s. fu uno dei testi più spesso miniati nel corso del Medioevo, specialmente tra i secoli XII e XIV e i più antichi esempi conservati risalgono alla prima metà del sec. VIII. Moltissimi dei salteri miniati conservati hanno origini inglesi e sembra che alcuni dei caratteri tipici dell'illustrazione di questi libri siano apparsi per la prima volta nelle Isole Britanniche. (Treccani, s.d.)

[5] Il nome "breviario" (lat. breviarium) significa compendio" e, in senso derivato, "estratto, catalogo, inventario". Già usato nel linguaggio teologico (per esempio, breviarium fidei), amministrativo (breviarium imperii di Augusto), giuridico (breviarium extravagantium [v. compilationes antiquae], breviarium Alarici; breviarium canonum; breviarium regularum), in liturgia significò dapprima (secoli IX-XI) un elenco delle regole per la celebrazione delle messe e degli uffici divini. Il Breviario romano è il libro liturgico nel quale si contiene l'intero ufficio divino secondo il rito romano, ossia quel metodo ordinato secondo cui la chiesa romana vuole che i suoi ministri lodino e preghino oralmente Dio in determinate ore di ogni giorno a nome di tutta la Chiesa. Alcuino (morto nell'804) chiamò "breviario" una specie di ufficio divino da lui compendiato a uso dei laici. Con la fine del sec. XI appaiono i breviarî nel nostro senso, cioè di raccolta compendiosa di brani della Scrittura, d'inni, di orazioni liturgiche, ecc., uniti al Salterio per la recita più comoda dell'ufficio divino. (Treccani, s.d.)

[6] Il Lezionario è ogni libro liturgico contenente determinate lectiones da leggersi durante determinate funzioni; più propriamente con questo nome s'indicano le raccolte delle pericopi della Sacra Scrittura lette dal sacerdote durante la Messa all'Epistola e al Vangelo. (Treccani, s.d.)

[7] Il liber sacramentorum o sacramentorium, nel quale sono raccolte le orazioni recitate dall'officiante nel corso della messa, è il più importante testo liturgico della tradizione cristiana. La storia di questo libro e quella della sua principale derivazione, il messale, conservano il riflesso delle molte trasformazioni che investirono nell'Alto Medioevo la liturgia eucaristica. (Treccani, s.d.)

[8] Dal lat. tardo, eccles., benedictionalis (liber) è il libro liturgico contenente le formule delle varie benedizioni, e la raccolta di queste, oggi inserita nel rituale, nel pontificale e nel messale. (Treccani, s.d.)

[9] Sfortunatamente non è sempre possibile capire il tipo di tessuto, specie quando è raffigurato un abito in tinta unita

[10] Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 171v - http://diglib.hab.de/mss/105-noviss-2f/start.htm?image=171v

[11] Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 73v - http://diglib.hab.de/mss/105-noviss-2f/start.htm?image=073v

[12] Gli annali sono documenti d'archivio che narrano succintamente i maggiori eventi storici e le catastrofi naturali più rilevanti che coinvolgono un popolo. Si dicono così perché originariamente erano ordinati di anno in anno, ma in età moderna il termine si applica indipendentemente dal modo di ordinamento. Erano spesso redatti e conservati da autorità religiose. Quelli di Roma antica erano gli annales pontificum: ciascun anno era indicato con i nomi dei due alti magistrati eponimi in carica. Da essi deriva l'annalistica medioevale. Gli annali romani rappresentano, in qualche modo, gli albori di un'attitudine storiografica. Esistono vari esemplari di tali narrazioni.

[13] Molto spesso le miniature consistono nella rappresentazione unica in tutto il testo di un personaggio o una scena mentre le altre miniature sono spesso solo iniziali decorate, anche a pagina intera. Alcuni esempi sono offerti dai manoscritti realizzati da Adémar de Chabannes (X-XII secolo) oggi custoditi dalla BnF.

[14] Si tende spesso a credere per tutto il periodo medievale, i costumi fossero semplici, senza tagli particolari, con solo quei colori standardizzati e senza decorazioni e non se ne capisce la ragione o l’origine, considerando il fior fiore delle fonti a disposizione che testimoniano l’esatto opposto.

[15] Bibbia di Vivien. Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 1 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8455903b/f853.item.zoom

[16] Bibbia di Vivien. Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 1 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8455903b/f853.item.zoom

[17] Notker non era contemporaneo di Carlo, ma scrisse questa biografia, probabilmente servendosi di testi precedenti, quasi un secolo dopo, quindi durante l’Impero dei suoi discendenti. (Barbero, 2002)

[18] Carlo Magno. Un padre d’Europa. Alessandro Barbero, Laterza ed,. 2002

[19] Carlo Magno. Un padre d’Europa. Alessandro Barbero, Laterza ed,. 2002

[20] Carlo Magno. Un padre d’Europa. Alessandro Barbero, Laterza ed,. 2002

[21] Codex aureus von St. Emmeram, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14000 - https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00057171&pimage=14&v=150&nav=&l=it

[22] Codex aureus von St. Emmeram. Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14000 - https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00057171

[23] Vedere nota precedente sull’abbigliamento di Carlo Magno descritto da Notker ed Eginardo. (Barbero, 2002)

[24] Queste sono le altre fonti iconografiche e archeologiche che si possono utilizzare per la ricostruzione di costumi e decorazioni.

[25] Questo accade frequentemente nell’arte della miniatura altomedievale e così succede anche nell’arte romanica.

[26] Causa restrizioni sul copyright del manoscritto digitale non ci è stato possibile riprodurre le immagini.

[27] Figlia del re d'Inghilterra Enrico II Plantageneto (1133-1189) e della duchessa d'Aquitania Eleonora (1122-1204)

[28] Detto anche l’Orgoglioso, fu Duca di Baviera, di Sassonia e Marchese di Toscana, il che indica che ebbe un ruolo nella successione al margraviato di Toscana dopo la morte di Matilde di Canossa.

[29] Detto anche Lotario di Supplimburgo (in tedesco Lothar von Süpplingenburg) (1075 – Breitenwang, 4 dicembre 1137), è stato Rex Romanorum dal 1125 al 1137 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1133. Era il nonno materno di Enrico il Leone.

[30] Richenza di Northeim

[31] Si tratta della stessa Matilde che in prime nozze sposò Enrico V di Germania e in seconde nozze Goffredo Plantageneto da cui ebbe origine l’omonima stirpe.

[32] La presenza delle genealogie paterna e materna, specialmente degli ascendenti delle case regnanti tedesca e inglese, non è casuale; il miniatore lo ha fatto con un preciso scopo di sottolineare – probabilmente anche dietro richiesta del committente – la ricchezza, il prestigio, ma anche la posizione politica della nobiltà tedesca di cui Enrico il Leone faceva parte, specie in quanto cugino dell’Imperatore Federico Barbarossa. In tal senso si ritrova quel preciso intento discriminatorio e dedicatorio che aveva la miniatura nel Medioevo nei confronti del committente del manoscritto, ma anche la simbologia che vi veniva attribuita se si considera la miniatura in esame nel complesso, leggendo la didascali completa.

[33] Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 171v - http://diglib.hab.de/mss/105-noviss-2f/start.htm?image=171v

[34] Evangeliario di Enrico il Leone, Herzog August Bibliothek, Mss. Cod. Guelf. 105 Noviss. 2°, folio 171v - http://diglib.hab.de/mss/105-noviss-2f/start.htm?image=020r

[35] Bible de Vivien, dite Première Bible de Charles le Chauve, Bibliothèque nationale de France, Latin 1

[36] Seconde Bible de Charles le Chauve, Bibliothèque nationale de France, Latin 2 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452767n/f712.item.r=latin%202%20seconde%20bible

[37] Seconde Bible de Charles le Chauve, Bibliothèque nationale de France, Latin 2 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452767n/f69.item.r=latin%202%20seconde%20bible.zoom

[38] Il monogramma di Cristo o Chi Rho (o CHRISMON) è una combinazione di lettere dell'alfabeto greco, che formano una abbreviazione del nome di Cristo. Antico simbolo solare, esso viene tradizionalmente usato come simbolo cristiano ed è uno dei principali cristogrammi.

[39] https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/64/LindisfarneChiRiho.jpg/800px-LindisfarneChiRiho.jpg

[40] La parte dei reperti archeologici quale fonte per ornamenti, colori delle vesti e dei tessuti è trattata a sé, ad ogni modo è sufficiente fare una ricerca per parametri nei principali database dei musei come il MeT o il British Museum e affini per verificare questa ‘incongruenza’ tra l’ornamento non rappresentato sempre dai miniatori e le fonti tessili del medesimo periodo. Altra prova che si può fare è confrontare la fonte artistica medievale e il reperto tessile anche per quanto riguarda il Basso Medioevo.

[41] La diffusione dell’ornamento naturale nei tessuti di fattura orientale, specie islamici, è dovuta anche al fatto che era vietato – almeno laddove l’ortodossia era molto rigida – fare rappresentazioni umane.

[42] Mantelli di Bamberga del XI secolo, di Enrico I e di sua moglie e mantello di Ruggero II di Sicilia.

[43] Mancando la descrizione nelle informazioni del manoscritto l’identificazione non è stata facile, anche se è probabile che si tratti di un fagiano o esemplare dello stesso genere, pur essendo alcune specie originarie dell’Oriente e quindi potrebbero essere state importate dall’Oriente dai mercanti o durante le invasioni.

[44] Evangeliario di Saint-Médard de Soissons - Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 8850 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452550p/f23.item

[45] Evangeliario di Saint-Médard de Soissons - Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Latin 8850 - https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452550p/f22.item

[46] Anche i manoscritti islamici sono quindi consultabili presso i portali online delle biblioteche europee, in particolare si ricordano quelle francesi ed inglesi.

[47] Vedere il riferimento in nota precedente, in relazione al chintamani.

[48] Codex aureus von St. Emmeram. Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14000 - https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/index.html?c=viewer&bandnummer=bsb00057171

[49] Cod. Bodmer 30, Colonia, Fondation Martin Bodmer - https://doi.org/10.5076/e-codices-cb-0030

[50] È stato un nobile franco, conte di Rossiglione, dal 1113 sino alla morte. Di Gausfredo III si hanno scarse notizie. Sposò un’erede della famiglia Trencavel, Ermengarda da cui ebbe un figlio ma la ripudiò successivamente a causa di cattivi rapporti e si risposò con una donna di cui non si sa nulla; unione disapprovata dalla Chiesa e che gli costò la scomunica.

[51] In altri casi poteva essere ricamato senza alcuna foderatura purchè il ricamo risultasse identico al dritto anche sul lato del rovescio.

[52] La vesica piscis o mandorla è un simbolo di forma ogivale ottenuto da due cerchi dello stesso raggio, intersecantisi in modo tale che il centro di ogni cerchio si trova sulla circonferenza dell'altro. Il nome significa letteralmente vescica di pesce in latino. Conosciuto in India, nell'antica Mesopotamia, in Africa e nelle civiltà asiatiche, esso passa nel Cristianesimo come un riferimento a Cristo, come è evidente nell'ichthys. Nella successiva elaborazione dell'iconografia cristiana, la mandorla viene associata alla figura del Cristo o della Madonna in Maestà e rappresentata in molti codici miniati e sculture del Medioevo, come nell'affresco o nell'arte musiva. In tale contesto è un elemento decorativo romanico-gotico utilizzato per dare risalto alla figura sacra rappresentata al suo interno, spesso attorniata all'esterno della mandorla da altri soggetti sacri. Come intersezione di due cerchi essa rappresenta la comunicazione fra due mondi, due dimensioni diverse, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l'umano e il divino. Gesù, il Verbo divino fattosi uomo, diventa il solo Mediatore fra le due realtà, il solo pontefice fra il terrestre e il celeste, e come tale viene rappresentato all'interno dell'intersezione. A conferma di ciò, in alcune miniature del periodo Carolingio e Ottoniano i due cerchi vengono anche rappresentati attorno al Cristo, ma in verticale

[53] Evangeliario di Enrico II © Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4454 - http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/bsb00004502

[54] Pentateuco, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, NAL 2334 – http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b53019392c/f51.item.zoom

[55] Pericopio di Enrico II, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4452 - http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0008/bsb00087481/images/index.html?fip=193.174.98.30&seite=21&pdfseitex=

[56] Pericopio di St. Erentrud di Salzburg, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 15903 - https://bildsuche.digitale-sammlungen.debsb00070697&pimage=f9 e https://bildsuche.digitale-sammlungen.de/bsb00070697&pimage=14

[57] La difficoltà principale è senz’altro rappresentata dalla reperibilità dei materiali metallici da lavorare oltre ai costi di alcune particolari leghe; considerando in più gli strumenti e i rischi per la sicurezza da prendere in considerazione perché i metalli e le leghe richiedono fornaci ad elevate temperature come il vetro. Non si tratta quindi di un lavoro semplice, così come accade per la realizzazione di parti di armature o armi.

[58] Le riproduzioni in oro ed argento in genere sono spesso finanziate da enti pubblici o fondi privati, solo nei casi in cui l’oggetto riprodotto è destinato a qualche importante esposizione museale). Alcuni enti, specie all’estero, hanno nei loro negozi interni (ing. shop point) delle riproduzioni in oro o argento di gioielli originali di una certa epoca (solitamente romani e bizantini e qualcosa di medievale o decisamente più recente) che però vengono venduti, giustamente, come gioielli col prezzo di mercato del metallo utilizzato (in carati).

[59] Era un collare o un girocollo, o più raramente un braccialesolitamente d'oro o di bronzo, più raramente d'argento, realizzato con una disposizione a tortiglione da cui deriva il nome. Veniva usato dai Celti, Sciti e altri popoli antichi.

[60] Rif: http://www.britishmuseum.org/...searchText=fibula&from=ad&fromDate=500&to=ad&toDate=1000

[61] Talvolta i manuali di storia del costume mostrano schemi di reperti originali e della ricostruzione dei pezzi di cui sono composti, in modo che si possa vedere la forma della scarpa, non ancora cucita (Grew, et al., 2007) e solo in questi casi è possibile ricostruire il cartamodello da riprodurre eventualmente su tessuto; ma nella maggior parte dei casi i manuali mostrano solo il disegno tratto da un reperto o da una fonte iconografica, senza però lo schema di taglio (Norris, 1998)

[62] Evangeliario di Ottone III, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 445 – http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0009/bsb00096593/images/

[63] Rif. http://collections.museumoflondon.org.uk/online/object/138664.html

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